Quello che resta di un viaggio

Lo sapevano bene che si sarebbero dovuti svegliare presto, al suono delle sveglia, per andare in aeroporto e vedere l'alba dalle grandi vetrate che affacciano sulla pista aspettando il nostro primo volo per raggiungere Gran Canaria. 
Le sveglie per le partenze in viaggio non sono mai faticose, per nessuno, nemmeno per BabboFarAndAway.

Questa volta però la partenza è stata dura per la piccola di casa, colei che per tutto l'inverno non ha preso un raffreddore, non si è fatta contagiare da nessun virus circolato nella sua classe e che, la sera prima della partenza, ha iniziato ad avere la febbre. 

Queste sono le situazioni che mettono in difficoltà noi genitori viaggiatori, chiamatela "legge di Murphy", chiamatela sfortuna, chiamatela "casualità" o come vi pare. 
Sta di fatto che questa si va ad aggiungere alla nostra collezione di "disavventure in viaggio".  

Ho fatto un po' fatica a metterci autoironia in quel giorno di viaggio, iniziato con il suo mal d'auto nel tragitto tra casa e l'aeroporto. 
Ed era solo l'inizio. 
Sono grata alla mia organizzazione, al mio essere previdente e al mio senso pratico che mi hanno permesso di gestire una fila al "bag drop off" davvero impegnativa e due voli aerei per raggiungere Gran Canaria passati a combattere la febbre della piccola.
Sono pratica ormai nel fare la mamma infermiera, non è certo la prima volta, ma quello in cui faccio ancora fatica è consolare l'inconsolabile.



La mia piccola guerriera di 5 anni piangeva, non tanto per la febbre o per il mal di pancia, ma esplicitamente per il "non voglio essere malata in vacanza!" detto con il suo piccolo pugnetto ribelle che batteva sul sedile dell'aereo e per la voglia di godersi quel viaggio come i suoi fratelli.

Per per noi la vacanza inizia ancora prima della partenza. Inizia nel momento in cui ci sediamo tutti sul divano a leggere la guida o fare lo "street view" nel computer con googlemaps.  E le aspettative sono alte.
La vacanza inizia con la preparazione delle valigie - ed in questo caso la vista di vestitini estivi, costumi e occhialini faceva premettere qualcosa di veramente ganzo.

Aspettiamo tutti la vacanza con fermento, un po' do' io lo stimolo con storie inventate dei luoghi che andremo a vedere, gasandoli all'inversomile, un po' ne sentiamo il bisogno quando usciamo da mesi magari difficili, magari tanto grigi e piovosi e magari impegnativi a scuola.

Per noi vacanza è partire lasciandoci dietro i problemi di lavoro, i problemi di famiglia, i pensieri, le ansie e la fatica

Partire per noi è vitale, essenziale. 

E lo è nonostante le difficoltà che si incontrano in cammino. 

Quel viaggio Londra-Gran Canaria di 10 giorni fa si va ad aggiungere alle giornate difficili da mamma in cui comunque si impara sempre qualcosa.

Ancora una volta ho capito quanto è importante la sintonia Mamma-Babbo in viaggio, il capirsi, l'aiutarsi, il dividersi i carichi, in tutti i sensi. 

Ho capito quando sia stato utile iniziare a viaggiare fin da subito con i nostri bambini perché vederli adesso così disinvolti anche in situazioni difficili ci rende fieri di loro.

Ho capito che stimo immensamente i genitori che quotidianamente affrontano malattie, si prendono cura dei loro bambini in situazioni difficili e magari si avventurano pure in viaggio - ho scoperto da poco un blog di una famiglia australiana con tre figli, di cui uno disabile. Viaggiano all'impazzata, ovunque e quei visi sorridenti, soprattutto quello di Cooper dice tutto, davvero tutto. Abbiamo tutti molto da imparare da loro.

La mia piccola ha dimostrato un'altra volta d'essere forte ed io imparo da lei.

Non ha fatto una piega quando il giorno stesso in cui la febbre le è scesa l'abbiamo portata in giro per il bellissimo quartiere La Vegueta di Las Palmas de Gran Canaria. 

Si guardava in giro come sempre e cercava di tenere il passo dei suoi fratelli, tranne in qualche momento giustificato di stanchezza in cui la mamma ha fatto da mezzo di trasporto.

Hanno una marcia in più i bambini, su questo non ci sono dubbi. 

L'abbiamo un po' strapazzata, abbiamo voluto soddisfare comunque la nostra sete di scoperta, con i loro ritmi ovviamente
Le nostre giornate in viaggio iniziano sempre abbastanza presto e terminano a metà pomeriggio, per lasciare giustamente il tempo a noi e a loro di rilassarci, di giocare, di godere anche del dolce far niente di fine giornata. 



E' stata una vacanza intensa in un'isola fatta di contrasti. 

"Mamma ma qui le case sono brutte" ha detto Lori attraversando alcuni quartieri trasandati di Las Palmas.

"Mamma ma qui la gente muore di caldo!" ha detto Dani quando siamo passati dal fresco nord dell'isola alla desertica parte sud.

"Mamma ma dov'è il vulcano?" ha chiesto Paola attraversando in automobile la parte centrale dell'isola vulcanica.

"Mamma ma qui piove come in Inghilterra e c'è anche più nebbia, sei sicura che siamo alle Canarie?" ha detto Lori davanti alla pioggia e la nebbia dei primi giorni nell'isola.

"Mamma ma perché gli spagnoli parlano così veloce?" ha detto Dani sentendo parlare la gente del posto.

 
Quello che resta del nostro viaggio sono le loro mille domande e le nostre mille risposte. 

Perché nessuna loro domanda deve essere lasciata senza risposta, mai. 

Le loro curiosità, gli stimoli dati dai posti nuovi, dalle lingue nuove, dalle usanze diverse, dai cibi sconosciuti e dai paesaggi mai visti prima vanno soddisfatte.

Quel che resta del viaggio é il nostro tempo dedicato a loro ed il loro tempo dedicato a noi. Lo scambio di attenzioni senza distrazioni, niente tablet, niente internet (o solo la giusta dose per contattare le famiglie e postare qualche foto per i miei followers!).

Quel che resta del viaggio sono le nostre mille foto, di noi e di quello che hanno visto i nostri occhi. Restano i nostri autoscatti con le smorfie di Dani, lui che non ama mettersi in posa e si diverte a rendere la foto di famiglia un po' alternativa.

Quel che resta del viaggio è la voglia di ripartire, di scoprire posti nuovi insieme, ancora. 

L'ultimo volo, quello da Madrid a Londra l'abbiamo fatto su un volo Iberia Airbus 330, di quelli con sei sedili per fila, con schermo frontale, set di giochi per bambini, cuffiette e più comfort. 
Gli abbiamo raccontato che quel tipo di aereo lo prese Babbo per andare negli Stati Uniti e mamma per andare in Argentina, quando ancora non si conoscevano. 
Gli abbiamo spiegato che generalmente quel tipo di aerei volano lontano, verso l'America, il Canada, l'Asia e l'Australia. 
Tutti e tre, dico tutti e tre, ci hanno immediatamente chiesto quando andremo in America oppure in Canada o in Australia. 
Io e Babbo ci siamo guardati, emozionati, orgogliosi, in parte anche stupiti. Non eravamo ancora rientrati a casa che quei tre, ancora prima di noi, erano già con la testa di nuovo in viaggio. 
E' ufficiale: la voglia di viaggiare è contagiosa e facilmente trasmissibile da genitori a figli.

P.S.: il secondo giorno il virus pre-partenza che si è impossessato di mia figlia ci ha lasciato e lei si è goduta la vacanza!