Pensieri da UK aspettando Brexit


Prefazione al post: questa è la mia personale opinione e percezione della mia realtà quotidiana. 
Buona lettura!

"Fabi ho sentito che tira brutta aria da quelle parti con questo Brexit, ho sentito alla TV che adesso quando iscrivi i bambini a scuola chiedono la nazionalità, la cittadinanza e vogliono sapere dove sono nati, deve essere terribile!"


"Ma guarda che hanno sempre chiesto queste informazioni al momento dell'iscrizione, non è una novita'!"

"Fabi ma adesso la carta di identità non basta più per entrare in UK, vi serve passaporto e il visto?"

"No, va ancora bene la carta d'identità, anche se hanno sempre privilegiato il passaporto per ragioni di sicurezza ed il visto non serve, non siamo ancora usciti definitivamente dall'Europa."

"Fabi, dovrete lasciare UK? Non potrete più rimanere?"

"Non credo, ma staremo a vedere, dico solo che se tutti gli europei dovessero lasciare Londra, la città si svuoterebbe e l'economia crollerebbe"

Queste solo alcune delle conversazioni standard avute nelle ultime settimane con amici e parenti. Alcune notizie d'oltre Manica arrivano con un'eco notevole e fanno più clamore di quanto non facciano qui. Potere della stampa italiana!

Quando comunico con alcuni italiani ho quasi la percezione che provino un certo godimento "ecco, vedi Fabi, ti piaceva tanto vivere lassù ed ecco, guarda cosa ti combinano gli inglesi, non è mica il paese bello che credevi, tutto il mondo è paese, in Italia certe cose non succedono, visto sono razzisti pure gli inglesi!"

La nostra quotidianità di famiglia italiana in Inghilterra non è cambiata e continuiamo ad amare questo paese.

Le mamme e le maestre continuano a salutarmi cortesemente e con il sorriso a scuola, le mie amiche inglesi sono rimaste tali, la cassiera al supermercato mi guarda come mi guardava prima del referendum, mio marito continua a lavorare, a me è stato offerto un lavoro dopo il fatidico voto e questo indica che nessuna discriminazione è stata fatta nei miei confronti, i miei figli continuano la loro vita da bimbi italiani in UK e tutto va come andava prima.

Questo è quello che posso dire sulla nostra semplice vita qui. 

Ma, c'è un "ma", l'incertezza c'è e si sente, pesantemente.

La sento e la vedo negli occhi delle mie amiche inglesi quando affrontiamo l'argomento "cosa succederà con Brexit?" e loro sono preoccupate tanto quando lo siamo noi.

Sento l'incertezza quando ascolto le notizie della BBC e le varie "sparate" giornaliere dei politici inglesi, che in questo mi stanno stupendo e sconvolgendo. 
Il loro pragmatismo vacilla paurosamente e vedo e sento cose che mi ricordano un po' i politici italiani che tanto disprezzo. 

Seguo costantemente l'interessante pagina di Enrico Franceschini su Repubblica che in maniera diretta, concisa e chiara riassume e spiega la situazione di questo periodo nella "calda" (non climaticamente!) Londra. 

Nonostante la nostra quotidianità non sia cambiata e continuiamo a sentirci a casa (fortunatamente viviamo in un County in cui ha vinto il "remain" e credo che questo faccia la differenza rispetto ad altre zone di UK), questo non sapere cosa ci succederà, che tipo di "documento" vorranno da noi, che cosa dovremo fare per poter rimanere, ci pesa.
Pesa il fatto che quando ci siamo trasferiti qui l'abbiamo fatto perché credavamo nella forza della diversità e dell'integrazione di questo paese, sapevamo che le opportunità erano uguali per tutti, che i nostri figli non avrebbero subito il peso della diversità e che per me e mio marito ci sarebbero state opportunità lavorative di diverso tipo e che sarebbe stato facile sentirsi a casa.

Noi ci sentiamo fortemente "cittadini del mondo" e vogliamo continuare ad esserlo.

Theresa May tempo fa ha affermato che "Se credete di essere cittadini del mondo, allora siete cittadini del nulla, significa che non capite cosa vuol dire la parola cittadinanza" e la cosa mi ha sconvolto parecchio. 

Meno male in questo post ho trovato la risposta che cercavo e che faccio mia: 

"Cittadinanza significa avere una visione equilibrata degli interessi della propria famiglia, del proprio quartiere, della propria città, del proprio paese e del proprio mondo."
 - Jem Eskenazi - 


Non so se dobbiamo cominciare a pensare a un piano B, non proprio un piano di fuga immediata, ma un piano da adottare nel caso in cui l'aria qui diventi troppo pesante e la discriminazione cominci ad essere forte.

Come dicevo nel post scritto prima del referendum noi cinque possiamo stare bene ovunque e se per caso qui non potremmo più starci allora andremo da un'altra parte. 

Spero di cuore che questo non accada, amiamo la nostra vita qui,  i nostri amici, la nostra quotidianità e ci sentiamo davvero a casa. 
Ma tutto questo "sparare" dei politici, questo non sapere cosa e come attueranno questo Brexit fa paura, destabilizza e la paura e la destabilizzazione non fanno per niente bene ad una nazione, all'economia e la crisi può essere dietro l'angolo. 

Vogliamo continuare a vivere in un luogo in cui ci sentiamo accettati, benvenuti e felicemente cittadini del mondo


Tutti gli articoli relativi alla Brexit potete trovarli qui.
Mentre qui trovate l'articolo relativo alle nuove regole dell'immigrazione per trasferisti in Inghilterra dopo la Brexit.


Ascolta l'episodio del Far and Away podcast