Growth Mindset ed il potere dell'errore

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    Aveva quattro anni ed era terrorizzato dal colorare fuori dai bordi. 

    Ogni volta che il suo pennarello usciva dai bordi la maestra faceva un bel segno rosso di fianco, una specie di faccina con le labbra all'ingiù. 
    Lorenzo, con i suoi 4 anni appena compiuti, si sentiva mortificato per ogni uscita dai bordi e la sua paura di sbagliare ha cominciato a nascere e crescere in quei momenti. 

    Era al primo anno di scuola materna, in Francia, e ci abbiamo messo parecchio tempo, troppo tempo, per fargli andar via la paura dell'errore. 
    A dire il vero ci stiamo ancora lavorando, ma va molto, molto meglio. Tra qualche mese compie 11 anni e non ama per niente colorare!

    Aveva cinque anni ed ogni mattina la maestra pretendeva il bacio sulla guancia prima di entrare in classe. 
    I primi giorni di scuola lui il bacio non lo dava, non lo voleva dare a quella signora che era per lui un'estranea. 
    "No no no!" diceva la maestra in francese sulla porta, il non dare il bacio era sbagliato e, nonostante il mio spiegare le ragioni di mio figlio, il fatto che lui fosse sempre molto distaccato nei confronti degli adulti e che non amasse troppo baciare gli altri, non cambiò nulla. 
    Daniele doveva fare come gli altri e baciare ogni mattina quella maestra sulla porta, altrimenti nella pagella, nella voce "saluta al mattino quando entra in classe" ci sarebbe stata la solita faccina rosa con le labbra all'ingiù. Un giudizio negativo per lui, che aveva un grosso peso. 
    Tra qualche mese compie 9 anni e non bacia mai nessuno.

    Aveva tre anni ed era in piedi sulla sedia pronta a darmi una mano per preparare la torta. 
    Voleva provare con le uova, io ero titubante. 
    Le feci vedere una sola volta come fare e quando toccò a lei l'uovo si frantumò al di fuori della ciotola, gocciolando ovunque, giù dal tavolo, sui suoi vestiti. 
    Un casino pazzesco, dal mio punto di vista!
    Io, sbagliando, mi arrabbiai. 
    Ha appena compiuto 6 anni ed ha paura di rompere le uova.


    Potrei fare decine di esempi di come sono stati gestiti gli errori da parte di certe maestre incontrate lungo il cammino scolastico dei miei figli e di come anche noi genitori, certe volte, abbiamo preteso la "perfezione" e condannato l'errore. 
    Lo dico sempre che l'essere genitore è come nascere una seconda volta e imparare ogni giorno. 

    Facciamo parte di una società che esercita una sorta di pressione su noi stessi e sui nostri bambini; una società in cui si dà troppa importanza ai voti, al risultato di fine anno, all'ordine d'arrivo alla gara sportiva, alle tempistiche con cui imparano a fare le cose e tutto ciò è altamente rischioso.

    E' per l'obiettivo finale che studiamo e cerchiamo di dare il meglio e pretendiamo il meglio dai nostri figli? Quanto è importante soddisfare la voglia "malata" di noi genitori di veder eccellere i nostri figli?

    Tutti questi numeri, medie, risultati, medaglie, coppe, percentuali, certificati sono rischiosi, possono portare a spegnere la voglia di sapere, di farcela con le proprie capacità. 

    Spesso sono proprio i bambini che non sono arrivati primi, che non hanno preso il voto più alto, che sono sotto la media, ad aver fatto lo sforzo più grosso. 
    E per loro è frustrante, perché è come se nessuno si rendesse conto dei passi fatti, dei  loro sforzi, dei progressi, del loro impegno per arrivare a quel determinato punto.


    Questa società spesso non accetta l'errore, il fallimento è visto come un limite,  una fragilità, come l'incapacità di far qualcosa. La paura di sbagliare allora compare, questa paura di non ottenere risultati positivi può bloccare, può impedire di tentare, di rischiare, di azzardare. 

     
    Io me la ricordo quella sensazione di paura di sbagliare, paura di alzare la mano se non sapevo la risposta esatta
    Quella sensazione di disagio provata in classe nel momento in cui la risposta giusta non la sapevo è ancora chiara nella mia mente.
    Se un bambino ha paura di sbagliare allora avrà paura di tentare, di provare qualcosa di nuovo, di rischiare. 




    Uno degli aspetti più importanti per creare una cultura "growth mindset" in una classe di bambini è la comprensione e l'apprezzamento dell'errore

    La nostra mentalità e soprattutto quella dei bambini può essere facilmente influenzata dalle persone intorno a lui, in questo caso dai compagni. 
    Proviamo a pensare a come si sente un bambino quando non riesce a fare una cosa davanti ai suoi compagni, quando tutti magari lo fissano e aspettano il risultato ed il risultato non arriva, quando tutti alzano la mano e danno la risposta giusta e tu no, tu la risposta giusta non la sai. 

    E' importante insegnare il valore dell'errore. 


    Imparare come il non essere capaci di fare una cosa ci porterà ad imparare il "come" poter fare quella cosa.
    L'importante è riuscire a cambiare l'approccio all'errore davanti al gruppo, davanti alla classe.
    Questo è possibile dando importanza all'errore e usandolo per insegnare altro, per insegnare di più e per imparare da questi insegnamenti. 


    Applaudire l'errore e far capire che da quell'errore tutti possiamo imparare è il metodo migliore per creare una cultura "growth mindset" anche in classe.

    Nella scuola dei miei bambini vige il motto "learn from mistakes" ed ogni tanto in classe battono pure le mani a chi fa errori talmente importanti da stimolare nuove discussioni, approfondimenti e permettere alla maestra di far vedere il problema da un'altra prospettiva. 



    Un aspetto cruciale dell'avere una mentalità in crescita "growth mindsetè il non avere paura del commettere errori

    Dobbiamo essere consapevoli che gli errori fanno parte della nostra esistenza e se molliamo dopo averli commessi, allora non andremo da nessuna parte. 
    Sono gli errori i componenti più importanti ed essenziali del nostro continuo processo d'apprendimento e sono loro che ci aiutano a dare il meglio la volta successiva.
    Questo vale per noi adulti e vale soprattutto per i bambini, a casa e a scuola. 

    Tocca a noi adulti, che abbiamo a che fare con i bambini, fare del nostro meglio per trasmettere questo concetto, con l'esempio anche su noi stessi.

     
    Come fare?

    Ogni volta che un bambino fa un errore è giusto riconoscerlo e approcciarlo in maniera positiva, senza mortificare il bambino ma congratulandosi con lui per l'errore e farglielo vedere da un'altra prospettiva. 
    La prospettiva dell'apprendere dall'errore, discutendo di esso ed imparando, insieme, ripartendo da quel punto.
    Se il bambino ricorderà quell'errore e quell'aspetto difficile che lo ha portato all'errore, sicuramente imparerà più facilmente quella parte ed arriverà presto all'obbiettivo.




    Sbagliare, fallire fa parte del processo d'apprendimento e questo insegnamento permette una migliore attitudine all'errore ed il bambino sarà meno impaurito dal commettere nuove errori. 

    In casa adesso celebriamo molto di più gli errori. Ci chiediamo ogni giorno quale sia stato l'errore più utile che abbiamo fatto.


    In questo periodo sto cercando di imparare a fare il pane, sono un vero disastro, lo ammetto e ne ho parlato con i bambini durante il nostro circle time serale di famiglia (ne avevo parlato qui).


    Ho sbagliato, l'ho ammesso, ho fatto capire ai bambini che l'errore commesso con il lievito mi ha fatto capire che avevo usato quello sbagliato e che la prossima volta non commetterò lo stesso errore. 

    La piccola di casa mi ha dato una pacca affettuosa sulla spalla esclamando "mamma, we learn from mistakes!"
     
    E' importante fargli vedere che anche per noi adulti esiste l'errore, che come loro impariamo dai nostri sbagli. Ancora una volta noi siamo il loro modello, loro sono il nostro specchio. 

    L'elogio dell'errore nel lungo termine porta al raggiungimento di una maggiore resilienza, quella fantastica caratteristica che ci serve per affrontare le difficoltà  che inevitabilmente la vita ci mette davanti. 

    Mettiamo insieme il "potere del non ancora" e il "potere dell'errore" e cominciamo a mettere le basi per un "Growth Mindset".



    Se vi siete persi il primo post sul Growth Mindset lo trovate qui.