Primi passi con una nuova lingua

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    bambini che non parlano inglese

    Ci stiamo immergendo nel mondo inglese, piano piano. Siamo arrivati in Inghilterra da pochi giorni e stiamo affrontando la prima fase di questo ennesimo trasferimento internazionale per la nostra famiglia Far And Away.

    Ci guardiamo intorno, andiamo alla scoperta di alcune cittadine del Surrey, una zona a sud ovest di Londra che vorremmo diventasse casa per noi, e di tutto quello che offrono.

    La nostra ricerca della casa qui intorno a Londra è in fase "work in progress" e non vedo l'ora di poter scrivere un post dal titolo "We have got a house - abbiamo trovato casa in Inghilterra".

    Nel frattempo abbiamo la testa piena di pensieri, di cose amministrative da fare, di scadenze e di paure, ovviamente.

    Tra queste l'iscrizione alla scuola inglese, che non possiamo fare finché non avremo un contratto d'affitto firmato e una prima bolletta che servirà come prova d'indirizzo.

    Come stanno vivendo questo grande cambiamento, questo trasferimento in Inghilterra, i nostri tre figli?

    Lorenzo ha cominciato a chiedermi "quando inizio la scuola mamma?" ed io non so ancora dargli una risposta, perché non lo so. Cerco di spiegargli che inizierà un po' in ritardo rispetto agli altri bambini e che andrà tutto bene.

    Ho la sensazione che il mio "andrà tutto bene" non sempre sia sufficiente .

    Lorenzo, 8 anni, è un bambino sensibile, molto riflessivo e profondo.
    Lui ha paura di non capire niente, ha paura di non avere amici, ha paura di restare solo in un angolo - "non in punizione mamma però" - ha paura di non poter rispondere alle domande della maestra, ha paura di prendere brutti voti, ha paura e io capisco profondamente le sue paure.
    Lo capisco perché abbiamo ancora nitido il ricordo traumatico della prima fase del suo inserimento nella scuola francese.
    Siamo stati sfortunati, abbiamo avuto a che fare con alcune maestre che non erano aperte al bilinguismo e che pretendevano che Lori parlasse francese subito e trovavano sbagliato che noi parlassimo italiano in casa. Si sbagliavano, hanno totalmente sbagliato approccio e sbagliando hanno lasciato un segno su di lui.

    Io sto analizzando in lungo e in largo i siti delle scuole inglesi che sceglieremo per l'iscrizione - abbiamo diritto ad esprimere tre preferenze - e tutte, dico tutte, hanno una sezione in cui parlano dei bambini bilingue, di quanto siano una ricchezza per la scuola e di quanto sia importante per loro all'inizio avere un appoggio, un aiuto che spesso è dato da personale specializzato e/o da stagiste.

    Qui in Inghilterra l'immigrazione è storica, la multiculturalità si respira nell'aria, pensate che a Londra vengono parlate più di 300 lingue, non siamo di certo i primi ad arrivare con dei figli che non parlano inglese ed è affascinante percepire così forte l'approccio che hanno al bilinguismo nelle scuole inglesi.

    Mi sento positiva e devo lavorare duro per rassicurare Lorenzo e non solo!

    C'è anche Dani, 6 anni, il nostro secondogenito, che semplicemente non mostra segni di preoccupazione, ma ciò non vuol dire che non abbia paura, semplicemente non reagisce, non parla troppo. Ogni bambino è diverso, ogni figlio è diverso e qui sta la grande sfida di noi genitori che dobbiamo porre attenzione a qualunque segnale.
    Lui è cosi', meno espressivo verbalmente, ma molto comunicativo fisicamente.

    E' da quando siamo arrivati in Inghilterra che mostra un bisogno incredibile di contatto fisico, di coccole. Mi abbraccia più spesso del normale e vuole farsi abbracciare forte forte almeno ogni ora. Avete presente quegli abbracci profondi e che ti stritolano, che vogliono dire molto di più di tante parole.

    Anche lui ha sofferto un po' con il bilinguismo nella scuola francese, ma anche lui è riuscito ad avere ottimi risultati a scuola e il suo francese, dopo tanti sacrifici, ha raggiunto livelli eccellenti.
    Lui mi ha ammesso spontaneamente che a scuola non ci vuole andare perché parlano in inglese e lui non capirà niente. Ci ha mandato un messaggio chiaro che esprime profondamente le sue paure, legate alle esperienze vissute nella scuola francese.

    Poi c'è Paola, 3 anni, la più piccola, colei che non avendo mai frequentato una scuola in Francia non sente nessuna paura per la scuola e vivrà la sua prima esperienza scolastica in inglese. Lei è quella dei tre che mostra meno preoccupazione.

    Come genitore, come mamma, sto facendo un lavoro immenso di supporto ai miei figli, di ascolto profondo e di tanta, tanta comprensione ed empatia. Sto cercando di fargli passare la paura dell'ignoto, di quello che li attenderà e lo faccio avvicinandoli e facendogli scoprire il nuovo mondo, quello inglese di questa bellissima Inghilterra, in cui ci stiamo immergendo.

    Il primo passo è stato portarli alla scoperta della biblioteca della città.

    Una biblioteca immensa, bellissima, ordinata, con un'ampia area bambini piena di poltroncine colorate nelle quale sedersi a sfogliare uno dei tanti libri a disposizione.

    Uscendo dalla biblioteca ho puntato dei quadernini in vendita a un pound, quei quadernini delle vacanze che probabilmente svendevano visto che le vacanze sono finite!

    Li abbiamo guardati e sfogliati, abbiamo scelto dei libri per l'età di Daniele e di Lorenzo di inglese e di matematica e uno per Paola, di quelli con gli adesivi che lei tanto adora.

    Il mio obiettivo era più che altro capire a che livello sono le classi inglesi dei bambini di 8 e di 6 anni.

    Lorenzo si è impegnato con la matematica (della matematica per i bambini bilingue ne ho parlato qui) e direi che il livello che lui ha raggiunto nella scuola francese è simile a quello che troverà nella scuola inglese.
    Conosce i numeri fino a cento in inglese ed ha capito come si conta fino a mille, anche se ogni tanto si confonde tra fifteen e fifty. E' stato bello vederlo soddisfatto del suo lavoro su questi libri e credo che un po' di paura di non farcela gli sia passata.

    Daniele ha fatto velocemente un primo esercizio sulle lettere dell'alfabeto, poi ha chiuso il quaderno e mi ha detto deciso "non ho più voglia, non mi diverto".
    Lui è così, si annoia facilmente, ha bisogno d'essere stimolato in un certo modo e credo che abbia un po' di paura. Per lui il passaggio dalla scuola francese alla scuola inglese sarà un bel salto, perché se in Francia avrebbe dovuto iniziare la prima elementare e imparare a scrivere e leggere, qui in Inghilterra entrerà in Year 2, cioè una sorta di seconda elementare, in cui i bambini sanno già leggere e scrivere da un po' di anni.

    Paola è in fase libretti di adesivi e sembra non importarle troppo del resto.

    Sono tre figli completamente diversi, di età diverse, con caratteri completamente diversi che vanno presi in modo diverso. Tutta questa diversità va gestita, capita, affrontata e non è sempre facile.

    Stanno reagendo in maniera diversa al mondo inglese, che comunque gli piace, grazie a tutto il bello che notiamo (i parchi, gli spazi per i bambini, la gentilezza e cortesia della gente, la bellezza della multiculturalità) e alla nuova lingua che sentono intorno a loro.

    Stanno imparando nuove parole e ci ascoltano attenti quando io e Gerardo parliamo con la gente e mi sembra che qualcosa capiscano.

    Stiamo leggendo tanti libri in inglese e guardiamo la televisione in inglese. Sembrano capire o per lo meno sono concentrati cercando di capire!

    Vorrei che il passaggio dal bilinguismo al trilinguismo fosse graduale anche se ho mille dubbi su come fare con il francese, che i miei figli non hanno mai amato troppo.
    So che non sarà così perché tra poche settimane si ritroveranno catapultati nella scuola inglese e l'immersione sarà totale e questa immersione totale li farà fiorire con la nuova lingua.

    Ci vorrà tempo, ci vorrà impegno, ma so che ce la faranno e se i primi giorni non riusciranno a comunicare hanno comunque due lingue di scorta in testa pronte per essere utilizzate con chiunque intorno a loro le sappia parlare.


    Ascolta l'episodio del Far and Away podcast


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