Una delle prime cose che ho sentito dire dai genitori inglesi relative alla scuola è quanto il periodo natalizio sia impegnativo, in termini di attività, spettacoli a cui assistere, eventi, cose da ricordare e cose da fare. Per non parlare di quanto venga chiesta la collaborazione dei genitori anche per eventi come accompagnare i bambini in chiesa per la celebrazione del Natale negli ultimi giorno di scuola.
Sono settimane che, oltre al mio normale volontariato a scuola, mi sono resa disponibile per aiutare in tutti gli eventi in vista del Natale che la scuola organizza. Il mio google calendar era tappezzato di caselline colorate ogni giorno e reminder senza fine! Avere tre figli nella scuola primaria, in tre classi diverse, con eventi diversi e date diverse è una bella sfida organizzativa!
Arrivo al giovedi' sera esausta, con la scarica d'adrenalina a mille, perche' quell'ora del giovedi' pomeriggio passata in classe di Dada' a insegnare un po' di francese mi appassiona da matti e ci metto talmente tanto impegno, che poi la stanchezza si fa sentire (per chi si chiedesse come mai parlo bene francese qui trovate la storia del mio bilinguismo).
Ho un piano da seguire, quello delle unita' del programma di francese che seguono gli Y3 della scuola.
L'avvicinarsi del Natale mi porta sempre emozioni contrastanti. Da un lato la gioia dei bambini, l'amore per le decorazioni, la voglia di pensare a cose bellee di riflettere sulla vita e dall'altro l'insofferenza per gli eccessi, il consumismo, lo stress che ci circonda e la corsa assurda ai regali.
L'anno scorso in questo periodo avevamo portato i bambini in centro a Londra a vedere il famosissimo Winter Wonderland di Hyde Park. E' stata un'esperienza che non credo ripeteremo. Non era quella l'atmosfera natalizia che cercavamo. Così quest'anno abbiamo optato per qualcosa di meno gettonato, cercavamo un posto tranquillo, direi quasi romantico, in cui assaporare l'atmosfera del Natale.
Quando nel 2006, a Dublino, sono diventata mamma per la prima volta non avevo tempo di stare online a cercare info o leggere pareri, avevo mia mamma e mia suocera che con discrezione e affetto mi supportavano e la mia pediatra di fiducia, nonché zia di mio marito, che con una professionalità incredibile ci aiutava nei problemi di salute relativi al bebè, tutto ciò a distanza.
Ammetto che mi sono comprata qualche volume in libreria sperando che mi illuminasse su chissà quale tematica relativa al bambino. Tanti numeri, tanti casi, tanti modi di cercare di "inscatolare" l'esperienza materna, standardizzarla, quando di standard non c'è un bel niente.
Eccoci tornati al nostro viaggio nelle scuole in giro per il mondo. Con immenso piacere ospito Giuliana, una mamma italiana in Svizzera che ci racconta la sua esperienza con il sistema scolastico elvetico. Grazie Giuliana!
Sono ormai diciotto anni che vivo nella ridente Confederazione Elvetica e, vedendola scritta, questa cifra fa impressione. Mio marito è uno svizzero doc e i miei figli, una bimba di 7 anni e un bimbo di 2, sono nati qui. Per dirla con le parole di mia figlia, sono Svizzeri ma anche un po' Italiani. Nonostante tutti gli anni vissuti qui, devo dire che per alcune cose non sono ancora completamente abituata, e una di queste è la scuola.
Gasatissima e lanciatissima avevo scritto il post di settembre "Ricomincio" con un sacco di buoni propositi: attivita' sportiva, corso online e chi piu' ne ha piu' ne metta.
L'attivita' sportiva si e' conclusa perche' il "power walking" con le condizioni atmosferiche deprimenti di questo periodo e' impossibile. Potrei fare altro, ovvio, ma diciamolo, non sono la persona piu' sportiva del mondo e sudare mi da' noia!
Today I have a special guest: an American mum, who lives in Milan,shares with us her point of view in regards to the Italian school system. Il mio viaggio tra le scuole in giro per il mondo oggi fa un giro particolare. Ospito con immenso piacere una mamma americana, che segue da un po' di tempo il mio blog e che, con entusiasmo, si e' proposta di offrirci il suo punto di vista sulla scuola italiana. Buona lettura.
Sono reduce da un interessante "coffee morning" a scuola organizzato per i genitori che hanno l'inglese come lingua addizionale (EAL, English as Additional Language).
Eravamo in tanti: io e la mia amica giapponese conosciuta al corso della scorsa estate, tante mamme indiane, una francese, una turca, una finlandese, due cinesi, una coreana e un papà pakistano. Come sempre un bel mix.
Ognuna con la sua storia, ognuna con il suo accento, ognuna con la sua personale esperienza di bilinguismo con i figli.
I Nonni Far and Away sono una categoria particolare di nonni, che hanno caratteristiche comuni a tanti nonni italiani, ma allo stesso tempo hanno aspetti peculiari che li caratterizzano e li rendono unici.
In primis i Nonni Far and Away sono i miei genitori e come tali non hanno avuto altra scelta che accettare la mia vagabondaggine e la mia tendenza agli spostamenti, alle avventure ed ai miei colpi di testa (della loro capacità di lasciar liberi avevo parlato qui).
Fin qui tutto bene, o quasi!
Il nostro viaggio nelle scuole all'estero continua ed oggi ospito una mamma italiana che vive in Belgio e che, con passione e grinta, ha accettato il mio invito di partecipare alla rubrica "la scuola raccontata dalle mamme". Grazie Patrizia!
Ciao a tutte! Mi chiamo Patrizia, vengo da Roma e sono la mamma di Laura (8), Flavio (4) e Marco (2). Abito in Belgio da 11 anni, in una cittadina universitaria delle Fiandre.
Aspettavamo il momento giusto, quello nel quale le foglie diventano rosse, gialle, arancioni, il momento giusto nel quale i colori dell'autunno esplodono prima che le foglie comincino a cadare per lasciare spazio poi all'inverno.
Abbiamo aspettato anche la giornata senza nuvole, perche' il sole e' il migliore alleato di quei colori meravigliosi che il Winkworth Arboretum puo' regalare.
Non ci facciamo di certo fermare dal freddo o dalle giornate grige autunnali per le nostre gite domenicali.
A 30 chilometri a sud di Londra si estende un'area collinare chiamata North Downs. Il punto piu' alto di questa catena collinare e' Box Hill ed e' stata la meta della nostra escursione con i bambini.
Box Hill, meta conosciuta daciclisti e amanti della natura, appartiene ed e' gestita al National Trust.
Per raggiungere la sommita' si percorre una strada ripida, piena di tornanti, non a caso chiamata "Zig Zag Road", una vera sfida per i tanti ciclisti che vogliono raggiungere la vetta.
Quando si parla di bilinguismo è inevitabile parlare di lingua minoritaria e lingua dominante, ma spesso non viene posta sufficiente attenzione su come possano alternarsi e sorpassarsi a vicenda (della differenza tra lingua minoritaria e lingua dominante e delle varie tipologie di bilinguismo ho parlato approfonditamente nel mio libro).
Vorrei parlarvi del sorpasso, in senso metaforico, che sta avvenendo in campo linguistico.
Sono reduce da giornate intense a scuola, come l'anno scorso del resto, ma con sensazioni diverse, molto diverse!
Quest'anno scolastico 2015 è il nostro secondo anno di scuola inglese per i miei figli e tutto sembra scorrere più facilmente e con emozioni meno travolgenti, ma sempre molto intense.
Ieri mattina io e BabboGer, abbiamo assistito all'Harvest Festival di tutta la scuola, uno degli eventi di inizio anno scolastico al quale i genitori partecipano prendendo qualche ora di permesso dal lavoro.
E' la prima assembly importante dell'anno che riunisce tutte le classi.
E' stata l'occasione per vedere i bambini nel loro ambiente. Non sapevo chi guardare, dove guardare, per paura di perdermi qualche loro espressione particolare.
Quest'anno hanno cantato, sapevano le parole, li vedevo sghignazzare con i loro amici, magari facevano pure battute in inglese.
Sono integrati, sono a loro agio, sono come tutti gli altri adesso. Non ci sono più le difficoltà di un anno fa, tutto è superato, sorpassato.
Tutti e tre parlano fluentemente in inglese, come se fosse la cosa più naturale del mondo. L'inglese è entrato nelle loro vite e l'italiano continua ad essere fortemente presente, ma barcolla.
Rischierebbe d'essere sorpassato dall'inglese se io e BabboGer mollassimo la presa.
Quotidianamente abbiamo a che fare con conversazioni di questo genere con i nostri figli bilingue:
Paola, 4 anni: "Mamma oggi con la mia teacher abbiamo fatto la moles hunt e mi sono messa i wellies!" Io: "Che bello, sei andata con la tua maestra alla ricerca di talpe e ti sei messa gli stivali da pioggia, che spettacolo!"
Lorenzo, 8 anni: "Oggi sono stato al school council dopo break ed ho fatto late lunch" Io: "Bene, hai avuto la riunione dei rappresentanti di classe dopo l'intervello, ma hai dovuto mangiare più tardi?"
Io: qualsiasi frase per la quale non sono d'accordo Loro tre: "It's not fair!"
Daniele, 6 anni: "Mamma huggy!" Io: "Vieni qui che ci abbracciamo!"
Paola, 4 anni: "Mamma questo gioco è molto fun!" Io: "E' divertente questo gioco, vero!?"
Sembro una scema, lo so e mi chiedo quanto reggerò a ripetere! Tengo duro però, perché nonostante io sappia benissimo che la "talpa" per Paola magari sarà sempre "the mole", voglio che sappia come si dice in italiano ed in un angolino delle loro testoline quelle parole prima o poi usciranno anche nella loro lingua madre.
Crescere bambini bilingue richiede questo tipo di sforzi, ma ne vale la pena.
Dopo meno di un anno di immersione nella vita inglese, di tanta lettura, di tanti film e cartoni in inglese, di tanti momenti di gioco con gli amici al parco, l'inglese è diventata la loro seconda lingua, quella quasi dominante ormai, quella che sentono famigliare ed hanno acquisito alla grande.
Si sentono talmente tanto a loro agio nel parlare inglese che ormai si stanno invertendo i ruoli delle due lingue: l'italiano, che era la lingua dominante per loro, sta diventando minoritaria e l'inglese prende piede.
L'acquisizione di una lingua richiede tempo ed esposizione, ma indubbiamente l'esserne immersi come sono loro accelera tutto.
La lingua inglese sta diventando la lingua dominante dei miei figli e mantenere l'italiano vivo non è sempre una cosa semplice.
Non gli diciamo mai di non parlare in inglese, ci mancherebbe altro, ma non cediamo al passare pure noi all'altra lingua.
In certi momenti farebbe comodo, sarebbe più facile non sforzarsi nel ripetere, nel contestualizzare la frase detta in inglese con un linguaggio italiano, ma sappiamo che sarebbe un grosso errore.
Se fanno errori nel parlare in italiano cerchiamo solo di ripetere la parola corretta subito dopo, senza mai mettere l'accento sull'errore in sé!
Sono realista e consapevole che tra qualche anno, soprattutto per la più piccola di casa, la lingua più immediata, magari pure la più naturale, sarà l'inglese.
Il bilinguismo italiano-inglese e il sorpasso di una lingua sono due aspetti che caratterizzano la nostra vita di famiglia italiana in Inghilterra, sentiamo il sorpasso in agguato ed teniamo forte il piede sull'acceleratore per non perdere la nostra lingua madre per strada!
Se volete approfondire ulteriormente l'argomento del bilinguismo, qui trovate tutti gli articoli correlati:
Se siete alla ricerca di materiale per insegnare l'inglese ai vostri bambini partendo dalla fonetica, nel mio shop trovate quello che fa al caso vostro, dai libri per le prime letture in inglese, alle carte per giocare con l'inglese fino ai libri musicali. Sono tutti prodotti scelti con cura e selezionati attentamente per aiutare i genitori alle prese con il bilinguismo italiano-inglese dei loro bambini:
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Sono rientrata a casa con le mani sporche di polvere e le ginocchia indolenzite per lo stare piegata davanti ai libri, agli scaffali e sistemare, riordinare, rendere tutto più "fruibile" e più attraente agli occhi dei bambini: queste le mie prime mattine come volontaria nella biblioteca della scuola dei miei figli.
Ero nel pieno del mio corso online in Digital Marketing quando è arrivata una mail dalla scuola nel quale richiedevano genitori volontari per aiutare in biblioteca, visto che la bibliotecaria è andata in pensione.
E' con il post della mia amica Mirella, nonche' co-autrice di ReadMeABookBlog, che inauguro la nuova rubrica "La scuola raccontanta dalle mamme", una raccolta di post scritti dalle mamme in giro per il mondo che raccontano il sistema scolastico, le curiosita' e le peculiarita' della scuola dei loro bambini. Mirella e l'Irlanda si conoscono da un po', per l'esattezza dal 2006. Dopo una breve ma intensa pausa italiana, nella quale sono nati i suoi due bambini, Gabriele nel giugno 2010 e Noemi nel luglio 2012, e' ritornata in Irlanda all'inizio del 2013, ma stavolta con la famiglia! Prima a Dublino e da qualche mese a Cork, si e' immersa fin da subito nella realta' scolastica dell'isola di smeraldo.
Londra ci stupisce cosi', con i suoi immensi parchi cittadini, nascosti in quartieri residenziali o ai piedi di grattacieli. Dopo Regent's Park, Virginia Water, Richmond Park ed il centralissimo Green Park abbiamo approfittato di una domenica di sole di fine settembre per esplorare il Claremont Landscape Garden.
Questo "landscape garden", creato agli inizi del 1700 per Claremont House, una villa nobiliare dello stesso periodo, sede oggi di una "indipendent school", appartiene ed e' gestito dal National Trust.
Quando cambi nazione, con la tua famiglia e dei tre bambini piccoli, c'è inevitabilmente un grosso carico emotivo per la figura della mamma, soprattutto se è lei che si occupa per la maggior parte del tempo dei figli perché il marito è al lavoro fuori casa.
Windermere, con i suoi 18 km di lunghezza e le sue 18 isolette, e' il piu' grande lago naturale d'Inghilterra ed e' uno dei 16 laghi del Lake District, la bellissima zona dei laghi, parco nazionale, a nord ovest dell'Inghilterra.
Abbiamo scelto la cittadina di Bowness-on-Windermere come base di partenza per la nostra settimana in giro per il distretto dei laghi.
Una sistemazione semplice, un "caravan" in un bel campeggio ideale per le famiglie, il Fallbarrow Holiday Park, a due passi dal centro cittadino e dal lago. Ci sembrava d'essere in camper, ma un po' piu' larghi e comodi e senza ruote! Nello stesso Holiday Park affittano anche bungalow in legno con vista lago.
Quando sono approdata in UK nell'agosto 2014 non avrei mai immaginato quanto il mio vocabolario inglese si sarebbe ampliato. Non parlo del linguaggio comune, quello di tutti i giorni, ma di quello particolare che mi serve per sopravvivere nella "jungle" della scuola, tra eventi ed attività e la valanga di sigle, siglette che ti ritrovi nelle comunicazioni ufficiali, tutte ovviamente via email.
Ho pensato a questo giorno tante volte, me lo sono immaginato spesso: il giorno in cui tutti e tre i miei figli sarebbe stati a scuola in contemporanea. L'ho desiderato nei momenti di stress, quello stress da gestione a tempo pieno dei figli, nei momenti difficili quando mi sembrava di non riuscire a saltarci fuori, quando per trovare un momento per me, da sola, in silenzio, non bastava nemmeno chiudermi in bagno, mi beccavano pure lì!
Ci siamo lanciati belli carichi nel nuovo anno scolastico. Finalmente tutti e tre sono nella stessa scuola e questo rende piu' semplice l'aspetto organizzativo dal mio punto di vista.
E' stato un bel inizio e la scuola pubblica inglese che frequentano i miei figli ha fatto di tutto per rendere questo inizio emozionante e allettante per i bambini e per i genitori.
Ci sono luoghi che ti restano nel cuore più di altri, che prendono spazio tra i ricordi più profondi e si fissano lì, per sempre. Luoghi nei quali senti energie particolari, dove vivi esperienze incredibili, nella loro semplicità, ma profonde.
Abbiamo concluso la nostra scoperta della Cornovaglia facendo tappa nell'ultimo giorno di viaggio in uno dei luoghi più affascinanti mai visti in vita nostra e ci dispiace quasi d'averci passato una sola notte, e che notte!
Boscastle
è il nome di questo villaggio che ci ha accolto con tutta la sua
bellezza, graziati da un fantastico sole e un cielo azzurro.
Ho ripercorso quasi tutte le tappe del nostro viaggio in Cornovaglia e sto giungendo alla parte finale con i miei post e quasi quasi me ne dispiace!
Dopo aver concluso la settimana nel campeggio "family friendly" nella baia di St. Ives, nella parte piu' estrema della Cornovaglia, abbiamo cominciato il viaggio di rientro verso Londra.
Non ce la sentivamo di fare quasi sei ore di macchina in un solo giorno e la voglia di esplorare ancora un po' di Cornovaglia era troppo forte.
La nostra estate inglese e' stata breve, molto breve in tutti i sensi.
Le vacanze scolastiche qui in Inghilterra durano veramente poco e va bene cosi'. Sono state sei settimane di full immersion con tutti e tre i bambini a casa, e' stato bello ma allo stesso tempo faticoso.
Pretendono tanto, hanno voglia di fare, ed e' giusto cosi', ma spesso questa loro "energia" non combacia troppo bene con gli impegni che comunque una donna in casa ha e con quel senso di "voglia di far niente" che ogni tanto mi colpisce.
E' stata una settimana intensa, la nostra ultima settimana di vacanza prima di rituffarci nella routine di settembre, tra scuola, impegni e tanti nuovi progetti.
Ci siamo concessi una settimana nel Lake District, il piu' grande parco nazionale d'Inghilterra ed e' qui che abbiamo concluso il nostro tour estivo in giro per l'isola inglese.
Credo fermamente che andare alla scoperta del paese che ti ospita sia una delle fasi piu' importanti del vivere all'estero, perche' e' viaggiando che si capiscono ancora di piu' cultura e tradizioni del paese e ci si immerge nel loro mondo, mischiandoci, sentendoci parte.
La leggenda narra che in questo luogo incantato viveva un gigante, dal nome Cormoran, che tutti temevano.
Non aveva mica scelto un luogo a caso in cui vivere, lui stava sul St Michael's Mount, l'isoletta della Cornovaglia del sud che con la bassa marea si ricollega al villaggio di Marazion sulla terra ferma.
L'abbiamo ascoltata tutti con attenzione la leggenda di Cormoran e di come sia stato sconfitto dal coraggioso Jack, mentre eravamo seduti sul prato, all'ingresso del Castello, dove si svolgeva il bellissimo "story telling" che ci ha permesso di fare incuriosire ancora di piu' i bambini e fargli assaporare un po' di leggenda prima della "scalata" al castello.
Abbiamo una vera e propria passione per la bicicletta e questo fa si' che ogni volta che andiamo in vacanza cerchiamo piste ciclabili adatte alle famiglie e un noleggio bici, perche' non sempre riusciamo a portare con noi 5 biciclette.
La Cornovaglia di per se' e' un luogo fantastico da percorrere in bicicletta ma le colline, le strade strette, le strade un po' trafficare, le salite e le discese non sono proprio l'ideale per i bambini.
La mattina del 19 agosto 2014 eravamo tutti e 5 in viaggio verso Londra, pronti e un po' spaventati per tutto quello ci aspettava: una casa da trovare, una scuola in cui poter iscrivere i bambini e un nuovo lavoro per BabboGe'. Il nostro primo anno in Inghilterra e' volato e non ce ne siamo resi conto. Saranno state le difficolta', i nuovi inizi, la fase di scoperta per tutti, l'adrenalina che ci ha tenuti carichi e la curiosita' verso tutto il nuovo che c'e' intorno a noi.
Abbiamo dato un volto alle emozioni ed adesso non smettiamo più ed i momenti di crisi, di rabbia, di tristezza e di gioia sembrano più chiari, più comprensibili, per me mamma e per i miei bambini.
Questo è l'effetto che ci ha fatto il film Inside Out. Vivendo in UK abbiamo la fortuna di vedere in anticipo film che in Italia usciranno dopo mesi. E' successo con Planes, I Pinguini di Madagascar, I Minion ed adesso con Inside Out.
Non sapevamo esattamente cosa aspettarci da questo luogo dal nome importante "Cornish Seal Sanctuary" che tradotto potrebbe essere "il santuario delle foche della Cornovaglia".
E' il volantino trovato nel nostro campeggio che mi attratto descrivendolo come "Europe's leading seal rescue centre".
E' qui che lavorano volontari e professionisti per aiutare le foche ed altri animali della fauna marina che vengono salvati nelle spiagge delle Cornovaglia perche' feriti, malnutriti o gravemente malati.
Land's End - Cornovaglia
Ci sono luoghi geografici che attraggono particolarmente solo per il semplice fatto di essere la fine di un determinato pezzo di terra, oppure l'incrocio tra diversi stati, oppure il punto di passaggio di un determinato meridiano e via dicendo. Vi sarà capitato anche a voi d'esservi ritrovati a visitare luoghi famosi per uno di questi motivi.
Sono cresciuta sentendo mia madre contare in francese, sempre, e lo fa tutt'ora.
Lei che a sei anni ha lasciato la Sicilia per trasferirsi in Francia ed ha fatto tutto il suo percorso scolastico in una lingua diversa dall'italiano, anzi a dire il vero dal siciliano.
Lei ha imparato la matematica in francese e, nonostante siano passati più di 30 anni da quando ha lasciato la Francia, continua a contare in francese.
Siamo rientrati da poco dai nostri otto giorni di vacanza estiva in Cornovaglia e mi sento quasi persa senza più la vista dell'immensità del mare, le alte scogliere, il verde infinito e le spiagge dorate.
Abbiamo visto tanto, i nostri bambini si sono dimostrati, ancora una volta, degli ottimi viaggiatori curiosi, con le loro esigenze ed i loro limiti, ed hanno già catalogato questa vacanza come una delle più belle della loro vita!
Abbiamo usato tutta la nostra fantasia per immaginarci la vita dei minatori su quelle scogliere e nei suoi villaggi, con le loro famiglie, cosi' come nelle altre numerose miniere della Cornovaglia. La Cornovaglia nel XVIII e XIX secolo era nel pieno della sua attivita' mineraria che richiamava minatori da tutto il mondo per lavorare e produrre i due terzi del fabbisogno mondiale di rame.
Nella fase di organizzazione del nostro viaggio in Cornovaglia la parte più impegnativa è stata la ricerca dell'alloggio. Un po' perché non avevo calcolato che gli inglesi organizzano le loro vacanze estive con largo anticipo e quindi molti luoghi erano già "sold out" e un po' perché il fatto di viaggiare con tre bambini restringe le opzioni di scelta.
E' camminando che abbiamo scoperto gli angoli piu' suggestivi della Cornovaglia, quelli nascosti, incastonati tra le scogliere. Dei veri e propri gioielli.
Vale per i fari, per le punte piu' estreme, per le scogliere piu' impressionanti e vale anche per i villaggi di pescatori nascosti in stretti estuari di fiumi culminanti in piccoli porti.
In valigia c'erano costumi da bagno, secchielli e palette, teli da mare, ombrellone e tanti vestiti estivi. Poi c'era il trolley con la roba pesante, quello del "non si sa mai"!
Ecco, siamo partiti speranzosi e fiduciosi, ma sapevamo che la Cornovaglia avrebbe potuto sorprenderci e lo ha fatto dal giorno della partenza.
Siamo arrivati infondo a questo primo anno di scuola in Inghilterra per i miei bambini e non mi sembra vero.
Mancano due giorni alla fine della scuola ma l'emozione delle vacanze estive si fa sentire da un po'.
Saranno gli eventi di chiusura dell'anno scolastico ed i cambiamenti in vista di queste ultime settimane.
I bambini cambieranno classe, sia compagni (gli alunni vengono mischiati), sia insegnante (ogni anno cambiano maestra/o), sia aula.
Londra è Londra, ha quel fascino irresistibile e quel mix incredibile di luoghi da esplorare: parchi, musei, quartieri eclettici, mercati, palazzi storici e vie dello shopping, che per chi decide di visitarla sembra sempre che il tempo non basti mai per vedere tutto.
Domani ho un volo da prendere, amiche fantastiche che mi aspettano a Roma, quelle amiche storiche, quelle con cui non ti stanchi mai di stare e con le quali hai condiviso attimi talmente importanti della tua vita che non vedi l'ora di aggiungerne altri.
Ho una valigia da preparare e mi sento strana.
Abbiamo sempre sofferto un po' in casa Mamma Far and Away per l'inizio della scuola dei bambini. Per Lorenzo i primi mesi di materna in Francia furono traumatici - qui il post del suo primo giorno di scuola; per Daniele fu terribile e per me atroce, perché mi aspettavo un inserimento, un approccio dolce, graduale.
Abbiamo una lista di luoghi da visitare qui in Inghilterra talmente lunga che certe volte ci sentiamo persi sul "da dove cominciamo... dove andiamo?".
I weekend sembrano non bastarci mai e quella sensazione di sentirsi sempre un po' in vacanza dal venerdi sera alla domenica sera e' una costante.
Ogni nazione ha le sue tradizioni, che osservo, che in parte cerco di capire e che poi applico, cercando di creare un bel mix con la mia forte italianità.
L'anno scolastico in Inghilterra termina a fine luglio ed il periodo delle gite scolastiche inizia generalmente tra maggio e giugno.
Generalmente le classi delle scuole inglesi effettuano una o più visite d'istruzione in base agli argomenti che stanno trattando durante i vari quadrimestri.
Per mio figlio Daniele, per esempio, che in Year 2 (una specie di seconda elementare italiana) hanno studiato la preistoria e i dinosauri, hanno avuto la fortuna di poter visitare il famoso Natural History Museum di Londra. Viviamo a circa un'ora di strada dalla capitale inglese e quando possono le scuole ne approfittano.
Le insegnanti hanno ovviamente richiesto l'aiuto di qualche genitore accompagnatore e mi sono subito proposta. Sono state tante le mamme ed i papà che si sono proposti e in questo caso la scuola ha adottato la regola del "first-come, first-served" che vuol dire che i primi che consegnavano il modulo completato con l'offerta di partecipazione venivano scelti. Menomale ho imparato questa regola in fretta e sono stata scelta.
Accompagnare i figli in gita scolastica è una di quelle esperienze che ti fa capire tanto della maestra, dell'assistente alla maestra, della classe, delle relazioni tra bambini, di tuo figlio e di come interagisce con gli altri.
Le occasioni di essere parte degli eventi scolastici non mancano nel sistema scolastico inglese proprio perché il coinvolgimento dei genitori è ai massimi livelli. E non è solo un "li chiamiamo quando servono", ma è molto un "condividiamo con loro quello che facciamo a scuola appena possiamo" e questo lo trovo bellissimo.
Non ho mai pensato a scuola e famiglia come entità separate, anzi. Devono necessariamente collaborare, essere in sintonia per far fiorire ancora di più i bambini. Una frase bellissima che mi disse il maestro francese di Lorenzo, quando andammo a salutarlo e ringraziarlo per tutto quello che aveva insegnato a Lori, fu: "sono riuscito a fare un buon lavoro con Lorenzo solo perché dietro ci sono genitori come voi" per poi perdersi a farmi discorsoni sull'educazione dei bambini e su quanto, secondo lui, in quest'epoca sia carente e pessima.
Partecipando alla gita scolastica con la classe di Daniele mi ha fatto capire un sacco di cose sulla scuola inglese, alcune che già avevo intuito ed altre che mi hanno lasciato affascinata, estasiata e di cui ho approfonditamente parlato nel mio libro "Vivere in Inghilterra - Tutto quello, o quasi, che un genitore dovrebbe sapere".
L'organizzazione
Diciamola tutta, è il punto forte degli inglesi e del sistema scolastico inglese. Eravamo sei genitori accompagnatori e c'erano 6 cartelline pronte con dentro tutto il piano della giornata (non ho pensato di scattare una foto ma l'avrebbe meritata!) inclusa la mappa, la divisione in gruppi e i possibili rischi con le azioni correlate in caso d'emergenza. Ogni attività al museo era pianificata e abbiamo sgarrato solo di un paio di minuti. Un'organizzazione impeccabile per questa gita scolastica in Inghilterra.
Calma assoluta
Uno si immagina che per non sgarrare sulla tabella di marcia le maestre abbiano tenuto a stecchetto i bambini, stressandoli con dei probabili "dai andiamo, forza, veloci….". Non è così. In questa gita della classe inglese non ho mai visto un momento di stress, non ho sentito pressioni, tutto era molto rilassato, direi quasi Zen! Venendo dalla realtà scolastica francese e da quella italiana dei miei ricordi, devo dire che ne sono rimasta positivamente stupita e affascinata.
Il coinvolgimento del bambino
La visita non è stata una visita passiva, la gita prevede un immenso coinvolgimento di tutti i bambini. I piccoli alunni erano divisi in grupppi di 5, per comodità, ognuno con un determinato adulto, ma poi insieme alla maestra giravamo per il museo. La maestra non spiegava, la maestra stimolava. Sarà che ho qualche ricordo traumatico delle visite ai musei da bambina dove mi annoiavo ad ascoltare le guide chiacchierare e vedere questo approccio così diverso mi ha fatto venire voglia di tornare bambina e sostituirmi ai miei figli.
Per i bambini è stata una ricerca continua di un dettaglio legato a qualcosa fatto a scuola, giochi interattivi (il Natural History Museum di Londra in questo è al top!) e veniva lasciato tanto spazio ai bambini per esprimersi, per dire la loro, anche se sbagliata, ma sempre con quella voglia di lasciarli fare e premiarli anche solo per il semplice fatto d'aver provato a dire la loro. Ho assistito dal vivo a un approccio educativo pedagogico diverso da quello con cui sono cresciuta e a cui ero abituata, ed è stata una bellissima sorpresa.
La passione
Ho visto le maestre sedersi nel pullman nei posti dietro vicino ai bambini, chiacchierare con loro, giocare con loro a indovinelli e cantare. Ricordo benissimo, sia nella mia esperienza di bambina in Italia, sia nelle gite in Francia, come le maestre si sedevano sempre nei posti davanti con le colleghe a chiacchierare. Sento che qui le maestre lo sono per passione, per vocazione, non per semplice "lavoro". La passione è necessaria perché il loro ruolo è molto più importante di quello che possiamo pensare. I nostri figli devono sentirsi amati, anche a scuola, devono sentire che chi si dedica a loro ci tiene ed in questo la maestra di Daniele di quell'anno ci riusciva benissimo.
Lasciamoli essere bambini
Ho chiaro nella mia mente il ricordo della gita scolastica dell'ultimo anno di scuola materna in Francia per Daniele. Ad ogni esternazione emotiva dei piccoli alunni ritenuta "eccessiva", la maestra o l'assistente, li richiamava subito in riga. Dovevano stare zitti e buoni, sempre.
Nel tragitto sul pullman francese c'era un bel brusio, quel vociare allegro dei bambini che faceva scaturire subito l'urlo della maestra che voleva totale silenzio minacciandoli che li avrebbe puniti e che non voleva sentirli urlare (e vi assicuro che le urla per me sono ben altro!) fino all'arrivo a destinazione.
Il motto del preside della scuola francese dei miei figli, ricordato ai genitori alle riunioni di inizio anno, era "obéir, ecouter, travailler" (obbedire, ascoltare, lavorare).
Nella scuola inglese che frequentano adesso i miei figli il motto è "be the best you can be" (dai il meglio di te, per intenderci) che insieme al "have fun" (divertiti) vengono costantemente ripetuti ai bambini e ai genitori.
Non vedo qui in Inghilterra tutto il rigore che c'era in Francia, quel rigore che in alcuni bambini generava timore, in altri voglia di ribellione, in altri sottomissione ed in altri menefreghismo. Qui percepisco un rispetto del bambino come persona, al pari dell'adulto.
Educatori che rispondono alle loro domande serenamente e che non pretendono solo d'essere ascoltati ma sono lì per ascoltare; educatori che si abbassano e li guardano negli occhi senza fretta e magari trascurando pure l'adulto accanto a loro con il quale stavano parlando, perché il bambino ed il suo benessere vengono prima di tutto.
Sono tornata a casa da questa mia prima gita scolastica inglese serena, sempre più convinta che abbiamo trovato il posto giusto per noi e per i nostri figli e che loro sono in buone mani.
Se siete interessati ad approfondire la conoscenza del sistema scolastico inglese, qui trovate tutti gli articoli sull'argomento: