Sono mesi e mesi che la mia quotidianita' e', diciamo pure, un po' pesante.
Le gestione di Lolo' e Dada' in due scuole diverse non e' facile.
Ho avuto la fortuna di sapermi organizzare e di avere il prezioso appoggio di alcune amiche italiane che il destino mi ha fatto incontrare qui e che, come succede spesso quando si fa amicizia tra espatriati, ha fatto scattare il "mutuo soccorso".
Io ci sono per loro e loro per me, per aiutarci a vicenda.
Ci sono luoghi che raccontano storie, le stesse storie che i miei bambini amano ascoltare.
Perche' tutti e tre vogliono sapere com'eravamo, cosa facevamo quando loro non erano ancora fisicamente nelle nostre vite, in attesa del proprio turno per venire al mondo!
Amo riguardare con loro le foto di me e BabboGe' in quegli anni, vedere i loro visi sorpresi per alcuni nostri tratti che sono inevitabilmente cambiati.
Quella sorta di intesa speciale madre-figlio fa sì che ogni volta che li vedo uscire da scuola mi basta guardare il loro viso per capire se c'è qualcosa che non va.
E' immediato.
Non è però immediato che mi venga detto "cosa" non va.
Allora lì ci vuole calma, sangue freddo, pazienza e la tattica giusta.
Succede ogni volta.
Partiamo con le migliori intenzioni: io voglio portare i miei bimbi in giro per l'Emilia-Romagna e BabboGe' in giro per la Toscana.
Poi quei tre arrivano a casa dei nonni e non si schiodano dal cortile.
Non c'è verso di proporgli nessuna gita, perché sanno che i giorni dai nonni sono contati e non vogliono certo perder tempo a fare i turisti.
Per cui delle "mille" cose che vorrei fargli vedere del territorio in cui sono cresciuta siamo riusciti a vederne solo una e per questo giro posso anche ritenermi soddisfatta.