Cadere e rialzarsi

Da piccola frequentavo una scuola di danza. Ballo liscio e danza moderna, mi piaceva da matti e la passione per la danza mi e' rimasta. Nei miei vaghi ricordi d'infanzia (ne ho davvero pochi e devo capire ancora il perche'!) e' chiaro e lampante il momento in cui ho smesso di frequentare quella scuola per motivi che una bambina di 6 anni non poteva capire. 
Ho pianto per settimane.


Da bambina ero felice in un piccolo paesino di provincia, quello era il mio mondo, li' avevo la mia routine fatta di tanto tempo fuori a giocare con gli amichetti. Un giorno ce ne siamo dovuti andare e cambiare casa per motivi che una bambina di 9 non poteva veramente capire. 
Ho pianto per settimane.

Da ragazza soffriro della "sindrome" che adesso identifico come "voglio fare tutto come gli altri e voglio esserci sempre" durante la fase della famigerata "compagnia", quel gruppo di amici che stanno sempre insieme, fanno tutto in simbiosi e si divertono da matti. 
Un giorno e' arrivato il momento di maturare prima degli altri e a 14 anni non mi sono tirata indietro e sono andata a fare la cameriera nel ristorante dove lavorava mio padre, perche' in quel momento la mia famiglia aveva bisogno anche del mio aiuto. 
Io ero quella che il sabato sera e la domenica faceva gli "extra" in ristorante e durante le vacanze estive non andava sempre al mare con gli amici perche' c'era da lavorare.

Da  donna ho saputo rinunciare alla mia luna di miele, che e' sempre li' nel cassetto e che io e mio marito continuiamo a sognare e sappiamo che un giorno lo faremo, con i nostri tre piccoli viaggiatori al seguito. Non mi e' pesato, mi sono pesate di piu' le domande e le facce di stupore di amici e conoscenti.

C'e'  voluto tempo per capire tante cose e per accettarle. Se da ragazza il mio spirito si ribellava alle tante rinunce e ai sacrifici, adesso che sono grande e madre di famiglia capisco quanto tutte quelle esperienze dolorose (relativamente a quell'eta'!) mi siano servite. 
Non mi pesa fare rinunce, mai. 
Non mi pesano gli "up and down" di questa vita. 
Non mi pesa cambiare i bellissimi progetti che avevamo e sono una persona che si accontenta facilmente e che ha imparato a gioire delle piccole cose, ma non sono sempre stata cosi', lo sono diventata.

Se mia madre ancora si sente in colpa per i sacrifici che ho dovuto affrontare, io invece la ringrazio, perche' e' grazie a quelli che riesco a reagire agli urti della vita.

Abbiamo iniziato questo 2016 con un piano spettacolare, progettando un viaggio sognato da anni e anni, per il quale stavamo minuziosamente calcolando il budget e rinunciando a cose futili della quotidianita' per investire in quello. Stavamo progettando di nuovo il nostro viaggio di nozze a 5!
Quel viaggio non si fara' piu', non per adesso. 

In maniera inaspettata la nostra quotidianita' e' cambiata. 
Niente di grave, sicuramente c'e' di peggio nella vita, ma abbiamo un nuovo problema d'affrontare e cerchiamo di farlo al meglio.
Quando un problema sopraggiunge ci sono diversi modi d'affrontarlo: incazzarsi, chiedersi "perche' a me?", rattristarsi, disperarsi, piangersi addosso o reagire e accettare. A seconda di come noi genitori reagiamo, i nostri figli ci seguiranno, perche' loro sono il nostro specchio e captano ogni nostra singola emozione, nel bene e nel male.
  
I miei progetti di ricerca lavoro e studio vanno un attimo in "stand-by", la mia vita prende un altro ritmo ed io sono di nuovo messa alla prova, come donna, come mamma. Questa vita e' cosi': nel momento in cui credi che tutto vada bene e che ti senti felice, arriva qualcosa o qualcuno a turbare la tua felicita'. 
E' in quel momento che ci vuole lo spirito giusto, la capacita' di guardare al presente e tenere i progetti a lungo termine nel cassetto, vivere con quel "day by day" che ogni tanto magari ci pesa e ci sembra inadeguato, ma non abbiamo altra scelta. Adesso va cosi'.