Era settembre del 2014, eravamo arrivati da qualche settimana in Inghilterra e due dei miei tre figli iniziavano l'avventura scolastica inglese.
Il più grande, Lorenzo,venne catapultato in una scuola lontano da casa, perché quella del quartiere in cui era stato ammesso il fratello Daniele non aveva posto per lui in quarta (Year4).
Non c'è anno in cui sotto l'albero non ci sia un pacchettino contenente almeno un libro per i miei figli, ed il giro in biblioteca e nelle librerie è d'obbligo nel periodo natalizio.
Nei reparti per bambini vengono allestiti tavoli e mensole ricolmi di libri in inglese sul Natale per tutti i gusti, per tutte le età e con i miei figli cerchiamo di leggerne almeno uno, prima della notte più magica dell'anno.
Periodicamente le scuole inglesi pubbliche dei miei figli mandano email informative su tematiche relative alla sicurezza in rete per gli adolescenti ed i bambini cercando sempre di stare al passo con l'attualità e con le dinamiche del mondo di internet pericolose per i giovani.
Non manca l'organizzazione di incontri informativi alla quale però mi sembra che partecipino sempre i soliti genitori, senza vedere mai quei genitori che probabilmente credono che internet non possa essere dannoso.
Non manca l'organizzazione di incontri informativi alla quale però mi sembra che partecipino sempre i soliti genitori, senza vedere mai quei genitori che probabilmente credono che internet non possa essere dannoso.
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Non c'è sera in cui le lucine dei loro letti a castello non siano accese, non c'è sera in cui non salga sui loro letti per dargli il bacio della buona notte e, tra i corpi di mamma e figlio che si abbracciano, c'è un libro aperto su chissà quale pagina, non c'è settimana in cui almeno uno dei tre non chieda un libro perché "mamma, l'altro l'ho finito!".
Hanno 15, 13 e 11 anni, due maschi e una femmina e questa è una delle mie più grandi soddisfazioni da mamma.
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Viviamo in Inghilterra dal 2014 e questi anni sono volati. Siamo nella fase dell'espatrio in cui non ti senti nemmeno più espatriato, per quanto tutto quello che ti circonda è diventato pura normalità.
E' anche la fase in cui si comincia a provare quello che viene chiamato shock culturale inverso (reverse culture shock) cioè quell'insieme di emozioni, in parte anche disagio, che provano coloro che tornano nel loro paese natale dopo anni all'estero e non si riconoscono più al 100% nelle abitudini, nei modi di fare, nella cultura.
Quando andiamo in Italia ci manca la nostra casa qui, ci manca la nostra vita in Inghilterra e quella sensazione, quando l'aereo atterra Londra di "bentornati a casa" la proviamo forte e chiara tutti e cinque.
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Chi mi legge da un po' di tempo sicuramente si ricorderà della mia preoccupazione e del mio grande impegno per aiutare i miei figli a imparare l'inglese il più in fretta possibile.
Ci siamo trasferiti qui in Inghilterra nell'estate del 2014, sono passati un po' di anni ormai e la fatica fatta, l'ansia e le paure della prima fase sono un lontano ricordo, al quale guardiamo con un sorriso sulle labbra.
La camicia color crema, il badge del National Park cucito sulla manica e quell'orgoglio dell'essere un Ranger, quel senso di appartenenza che ti trasmettono e che si percepisce a pieno unito alla loro gentilezza e disponibilità.
Ad ogni National Park ci sono loro, i Rangers dei parchi americani, quelli che nei meravigliosi Visitor Centre (dei veri e proprio musei!) elargiscono informazioni ai visitatori, che tengono le famose "talk" dove raccontano particolari del parco che non trovi nelle guide, che ti guidano in un determinato sentiero (abbiamo partecipato ad una delle hike ed è stato, oltre che educativo, bellissimo), che fanno domande ai bambini per vedere se hanno completato con coscienza e interesse i libretti del Junior Ranger program e che compiono un lavoro di conservazione e salvaguardia dei parchi nazionali americani incredibile. Molti sono volontari, altri lo fanno come lavoro.
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Camicia azzurra, pantalone nero, scarpe nere eleganti, cravatta e giacca con il logo della scuola: questa la divisa della scuola secondaria dei miei figli, un po' come tutte quelle del Regno Unito.
Da settembre 2017 il mio primogenito Lorenzo è entrato nel mondo della High School, un mondo totalmente diverso da quello della scuola primaria inglese nel quale stanno entrando anche gli altri miei due figli.
Quella della High School inglese è una realtà fatta di assoluta indipendenza per i ragazzini che arrivano dalla scuola primaria e un mondo nel quale i genitori sono molto meno attivi, meno coinvolti, se non per alcune raccolte di fondi per supportare la scuola in determinati progetti.
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L'importanza dello sport nella scuola in Inghilterra è una delle cose che mi ha stupito di più all'inizio.
Durante tutto l'anno scolastico i bambini partecipano a tante ore di educazione fisica, provando tante discipline sportive diverse e vengono invitati a partecipare ai club di sport del doposcuola.
L'evento sportivo più atteso, ogni anno, è lo Sport Day, una delle giornate più importanti di fine anno scolastico in Inghilterra.
Creare un itinerario di viaggio è come far crescere piano piano una tua creatura, che prende forma in base ai tuoi gusti, alle tue esigenze, ai tuoi bisogni, ai tuoi sogni, nutrendosi delle ore di letture di guide e materiale vario, sviluppandosi nella tua mente e riempendola di aspettative che solo durante il viaggio capirai se saranno raggiunte.
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Ci sono alcuni segnali forti, per noi mamme, che caratterizzano il tempo che scorre troppo in fretta: i figli che ti superano in altezza, gli ormoni adolescenziali che vagano inaspettatamente per casa, il non avere più poppanti in giro per casa e l'aver superato la soglia dei 40 anni, per esempio.
Quella sensazione del tempo che ti sfugge di mano si fa sempre più forte.
Acquisisco sempre più consapevolezza dello scorrere troppo rapido del tempo, cosa che non sentivo per niente quando ero più giovane, e del fatto che non c'è abbastanza tempo per poter fare tutto quello che vorrei, ma c'è tempo per scegliere cosa voler fare, darsi delle priorità ed usare il proprio tempo nella maniera corretta, senza sprecarlo.
Incertezza.
Questa la prima parola che mi salta alla mente se penso al Brexit.
Da quel 23 giugno 2016 è stato un susseguirsi di interrogativi, passi avanti e passi indietro, passi incerti (mi riferisco al governo non ai nostri passi!) fino ad arrivare a questo fatidico 2019 dove nessuno ha ancora capito bene cosa succederà.
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Volevamo sentire le nostre sensazioni, ascoltarci e capire.
Con questo obiettivo siamo partiti nell'estate 2013 per un piccolo on the road in Inghilterra, noleggiando un camper alle porte di Londra e orbitando intorno alla capitale arrivando a fare tappa anche sulla costa sud per circa quindici giorni.
Di certo non ci aspettavamo di scoprire una terra così affascinante, troppo spesso in ombra della sua meravigliosa, viva ed eccentrica Londra.
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