Conosco tantissimi genitori italiani che si impegnano terribilmente per far imparare l'inglese ai loro figli: corsi dispendiosi, stage estivi, cartoni animati in lingua e chi più ne ha più ne metta.
Io credo fermamente anche, e soprattutto, nel potere della lettura, anche perché adoro alla follia la letteratura per l'infanzia e l'incredibile scelta che abbiamo di libri in inglese per bambini.
Leggere in inglese ai propri figli può essere complesso: noi adulti, per primi, dobbiamo capire cosa stiamo leggendo e pronunciare bene le parole, quando effettuiamo quello che qui chiamano storytelling.
Trasferirsi e vivere in Inghilterra può essere una scelta difficile, complessa, soprattutto per chi è alla prima esperienza d'espatrio e per chi quella scelta l'ha presa, magari, per necessità , guidato da bisogni lavorativi, familiari ed economici, che l'hanno portato via dall'Italia.
Lasciare la propria casa, i propri affetti, le proprie abitudini e, quella che qui definirebbero, la propria comfort zone, può essere scioccante.
Si chiama appunto culture shock, lo shock culturale, e si riferisce all'esperienza emotiva di sconforto, ansia, preoccupazione, disagio, depressione o confusione che si prova nel momento in cui ci trasferiamo e iniziamo a vivere in una nazione diversa da quella di origine.
L'emozione che sto provando credo sia paragonabile a quella vissuta per la pubblicazione della mia tesi di laurea, quando mi trovai a tenere in mano un libro blu con scritto sopra il mio nome.
Questa volta il libro è ancora un po' blu, ma lo tengo solo virtualmente i mano.
Eccolo qui il mio primo e-book, il primo di una lunga serie, anzi il primo della serie!
E' un periodo in cui il bisogno di natura è sempre più forte.
La mente è troppo spesso invasa da brutti pensieri e da preoccupazioni profonde per il difficile momento storico che stiamo tutti vivendo.
Diventa vitale per noi evadere e immergersi nel bello dei luoghi che ci circondano, consapevoli di quanto la natura faccia bene a corpo, anima e umore.
L'autunno è arrivato prepotente in Inghilterra, come ogni anno, portando con sé colori meravigliosi ma anche tanta pioggia, il cielo grigio e le ore di buio in aumento esponenziale.
Ogni stagione qui in Inghilterra porta con sé le sue tradizioni e l'autunno non è da meno.
Nonostante Halloween verrà vissuto molto diversamente quest'anno, a causa delle giuste precauzioni Covid, c'è una cosa che si può comunque fare e che le famiglie inglesi letteralmente adorano: andare nelle fattorie a raccogliere le zucche!
In inglese la chiamano PYO, che sta per pick-your-own e consiste nell'andare a raccogliere con le proprie mani le zucche nei campi delle fattorie della campagna inglese pagando un piccolo contributo, oltre al costo della zucca che sceglierete di portare a casa.
La distanza, quella cosa con cui ho imparato a convivere da tanti, tanti anni.
All'inizio tanto sofferta poi piano piano accettata, capita e gestita.
Credo che i tanti anni di espatrio siano stati un'ottima palestra per gestire la distanza "forzata" da famiglia e amici e mi abbiano fatto trovare preparata per l'inatteso lockdown causato dal Covid-19 in questo 2020.
L'utilizzo di tecnologie, le email nei primi anni di espatrio, poi le chat e skype fino alle videochiamate whatsapp, hanno indubbiamente aiutato a colmare il desiderio di rivedere i propri cari e gli amici e mantenersi in stretto contatto "virtualmente".
Rivederli nelle loro divise mi ha fatto un certo effetto, sorridenti ed emozionati di poter tornare a scuola ma allo stesso tempo un po' preoccupati per quello che li attende.
Sono mesi che teniamo le distanze da tutti, che rispettiamo le singole regole imposte da questo lockdown.
Abbiamo parlato chiaramente ai nostri figli, fin dall'inizio, di come funziona questo virus, come si trasmette, che precauzioni è giusto utilizzare e tutte queste spiegazioni gli sono servite per accettare il nostro stare lontani dagli altri e il mantenere il "social distancing", il distanziamento sociale.
Sappiamo cosa vuol dire vivere su un'isola e provare quel senso di dipendenza dall'aereo, quella "schiavitù" del dover volare per poter andare in Italia, con annessa stressante ricerca delle tariffe giuste (viaggiare con tre bambini/adolescenti non è proprio economico!), della compagnia aerea giusta, dell'aeroporto giusto e via dicendo.
Abbiamo vissuto in Irlanda per 5 anni, dal 2004 al 2009 e da più di 6 anni siamo su un'altra isola, quella di Albione, la Gran Bretagna.
Era il 19 agosto del 2014, una casa in affitto chiusa e restituita all'agenzia immobiliare francese ad Antibes, i nostri mobili e i nostri scatoloni in transito tra Francia e Inghilterra, due zaini in spalla e 5 trolley, un contratto di lavoro nella City di Londra in mano a BabboFarAndAway, tre figli di 4, 6 e 8 anni per mano e noi due con un carico di aspettative, grinta e voglia di essere felici.
Non che prima di quella data non lo fossimo stati, anzi, ma diciamo che la vita in Francia non era quella che avevamo sognato per la nostra famiglia e il desiderio di andare alla ricerca di qualcos'altro ha fortunatamente prevalso.
In questi casi il nostro avere "radici fragili" ci ha permesso di cambiare facilmente e rimetterci in gioco, senza piangerci addosso, senza avere rimpianti, senza troppa malinconia e consapevoli della fortuna che abbiamo del poter scegliere liberamente dove provare a mettere radici.
"Che giochi portiamo mamma?"
Appena cominciamo a preparare le valigie per la partenza iniziamo anche a pensare a che giochi portare.
In casa abbiamo l'imbarazzo della scelta, alcuni scelti e comprati prima di qualche viaggio particolare, altri ci sono stati regalati da chi ci conosce bene e sa che amiamo giocare tutti insieme, non solo in vacanza!
I giochi che portiamo con noi in vacanza sono quelli con i quali ci intratteniamo nelle attese in aeroporto, nei viaggi in macchina, nel tavolino del camper o nell'appartamento preso in affitto dove la televisione cerchiamo di tenerla spenta!
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Qualche giorno fa una mia carissima amica, mamma di tre splendide bambine, mi ha scritto per chiedermi qualche consiglio.
Era alla ricerca di libretti di attività per bambini in inglese, insomma dei libri in inglese per l'estate.
Ho ripensato a tutti i libretti di esercizi in inglese che i miei figli hanno amato di più e che sono indubbiamente stati di grande aiuto soprattutto nel primo periodo di inserimento scolastico qui in Inghilterra, quando l'inglese ancora non lo conoscevano e avevano tantissimo da imparare.
Una delle cose che abbiamo amato fin da subito dell'Inghilterra è l'accessibilità ai suoi spazi verdi, le sue foreste, i boschi e i grandi parchi. Tutto è ben organizzato e la scelta di attività da fare all'aperto è veramente ampia.
Molti si chiederanno come sia possibile vista l'idea che si ha del clima inglese.
Ecco, non fatevi influenzare dal clima, che infondo non è poi così male.
Vi assicuro che qui non ci saranno due goccioline di pioggia o un po' di gradi in meno a fermarci dall'andare in canoa, campeggiare nella foresta, camminare tra sentieri selvaggi o pedalare nei boschi.
Come diceva il famoso fondatore degli Scouts Robert Baden-Powell "Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento", questo è indubbiamente il motto di questa terra!
Si narra che la Regina Vittoria (imperatrice del XIX secolo) avesse quello che qui in Inghilterra chiamano "sweet tooth" (letteralmente dente dolce), insomma era particolarmente golosa e sembra che il personale addetto alle cucine della residenza reale di Windsor fosse costantemente occupato nel soddisfare il suo appetito.
E' in epoca vittoriana che la pratica dell'Afternoon Tea ha iniziato a diventare una delle tradizioni più radicate del Regno Unito.
Io, mio marito ed i miei figli non varchiamo la porta di casa dal 16 di marzo.
Se ripenso a quei giorni all'inizio del nostro isolamento volontario mi sale un po' di ansia.
Avevo scritto nel blog di come la situazione era stata presa con leggerezza dal governo e delle nostre paure; paure che ci hanno portato ad iniziare la quarantena prima che tutto il paese entrasse in lockdown.
Si sta per concludere la nostra prima settimana di isolamento ai tempi del Coronavirus in Inghilterra.
Il piccolo giardino della nostra casetta confina con il grande prato della scuola primaria di quartiere dal quale provengono le grida dei bambini.
E' venerdì 20 marzo e per le scuole è l'ultimo giorno di apertura, lo ha annunciato il primo ministro britannico qualche giorno fa, quando noi l'isolamento l'avevamo già iniziato.
Chi mi segue nel blog da un po' sa benissimo quanto io ami questo paese, quando io abbia sempre stimato gli inglesi e spesso mi sia rispecchiata in alcuni loro comportamenti e modi di fare, che si addicevano al mio modo d'essere.
Ho scritto tanti articoli su tante cose affascinanti di questa cultura ed oggi questo ha un'altra energia.
Ho sempre vissuto l'espatrio e la possibilità di incontro con altre culture come un'occasione di crescita personale e di apertura mentale, come una grossa opportunità per me e per la mia famiglia.
Faticavo a capire la differenza tra "thin" e "thick" quando i clienti mi chiedevano che tipo di pane volevano nel loro panino e ho avuto bisogno di qualche settimana per sentirmi sicura e a mio agio dietro quel bancone di un sandwich bar di Dublino. Ero io nel 2004, una giovane Italiana neolaureata che aveva bisogno di migliorare (diciamo pure imparare!!!) l'inglese e cambiare la sua vita ed ha iniziato a farlo dal basso, senza vergogna e senza paura.
Dopo anni e anni di appartamenti in affitto tra Dublino, Francia ed Inghilterra, finalmente abbiamo fatto il grande il passo e da un paio d'anni abbiamo una casetta qui nel Surrey che possiamo chiamare a tutti gli effetti "nostra" e la più grande soddisfazione è poterla finalmente arredare e decorare come ci pare senza avere limitazioni di chiodi alle pareti, colori dei muri, disposizione mobili e via dicendo.