Coronavirus in Inghilterra, come siamo messi

Chi mi segue nel blog da un po' sa benissimo quanto io ami questo paese, quando io abbia sempre stimato gli inglesi e spesso mi sia rispecchiata in alcuni loro comportamenti e modi di fare, che si addicevano al mio modo d'essere. 
Ho scritto tanti articoli su tante cose affascinanti di questa cultura ed oggi questo ha un'altra energia. 
Ho sempre vissuto l'espatrio e la possibilità di incontro con altre culture come un'occasione di crescita personale e di apertura mentale, come una grossa opportunità per me e per la mia famiglia.

Poi è arrivata la Brexit, che ho cercato di capire, ho provato ad accettare ed in parte ci siamo preparati a conviverci e farcene una ragione. Ma da lì qualcosa si è rotto, non possiamo di certo negarlo. 
Poi arriva questa cosa incredibile, mai vista per noi della nostra generazione, chiamata Covid-19 che sconvolge gli equilibri mondiali, uccide, mette paura, mette a dura prova, butta in ginocchio le economie e  sconvolge le nostre vite. 
Scrivo mentre ho ancora i battiti accelerati, mentre il mio corpo è ancora percorso da paura e preoccupazione, mentre mai come prima mi sento così distante da questa nazione che per noi è casa e così vicina alla mia Italia che non è più casa da tantissimi anni ormai. Sto facendo un grosso lavoro di meditazione e respirazione per tenere sotto controllo il livello di stress causato dal quotidiano senso di incertezza, paura, rabbia e preoccupazione.

Nonostante il Coronavirus stia devastando l'Italia, nonostante tante nazioni europee stiano prendendo misure drastiche di contenimento, qui continuano a non preoccuparsi più di tanto, a prendere misure direi quasi inutili, ridicole, senza minimamente osservare ed imparare dagli errori fatti in altri paesi. 

Ieri sera attendavamo il risultato del Cobra meeting, quello che tengono in occasioni d'emergenza e speravamo in una chiusura della scuole, misura adottata ormai da tanti paesi europei. 

Niente di tutto ciò ma un triste discorso del Primo Ministro britannico che ha solo invitato gli anziani a non andare in crociera (no perché seriamente, stavano ancora partendo per le crociere??),  ha detto che le scuole devono annullare i viaggi all'estero (perché il coronavirus è solo all'estero?), ha detto che la popolazione britannica deve prepararsi a perdere i suoi cari prima del tempo.
Prepararsi a perdere i proprio cari prima del tempo?

Ho dovuto percepire se i miei piedi erano ancora per terra per credere a quello che mi orecchie stavano sentendo.

Cioè non siamo in tempo di guerra, non guerra in senso stretto, e ci dobbiamo preparare a perdere i nostri cari? Cioè i più forti sopravviveranno? Selezione naturale? Ma di cosa stiamo parlando? Nonni inglesi non ce ne sono? Immunodepressi da proteggere non ne abbiamo?

Ammetto che ho guardato quel discorso con le lacrime agli occhi e non per la commozione, ma per la paura. 

La salute di questo popolo, la salute della mia famiglia sono in mano a un personaggio del genere?

Essere italiani all'estero in questo momento non è semplice. Viviamo con un piede virtualmente nel nostro paese, connessi ai nostri cari, ai nostri amici. 
Chiamo i miei genitori 4 volte al giorno per farli ridere, per raccontarli un po' di quotidianità dei nipoti, per raccontargli di come non si trovi più cartaigienica nei supermercati, per fargli vedere i sorrisi dei nipoti per trasmettergli la nostra energia e sentirci più vicini.

Questa energia cala, piano piano cala ed i miei genitori li vedo sempre più preoccupati, siamo tutti sempre più preoccupati, perché loro ed mio fratello più piccolo, a Parma, mio fratello grande a Bergamo, stanno vivendo un incubo, come tanti di voi che mi stanno leggendo adesso. 
Qui, noi, impotenti non possiamo che stare a guardare consapevoli che probabilmente sarà la fine che faremo pure qui ma che ancora non hanno capito.

Ho il difetto o il pregio, dipende dai punti di vista, di essere una persona molto aperta, una di quelle che mostra le sue emozioni, non ho paura di dire cosa provo, ho imparato a non aver paura di mostrarmi per come sono, anche se poi gli altri non capiscono e non apprezzano.
Le mie paure, le mie preoccupazioni per come il governo inglese sta gestendo questa situazione, stando a guardare, facendo piani che sembrano rassicurare ma che a me sembrano ridicoli, troppo attaccato all'idea di non far cadere l'economia senza preoccuparsi della salute del suo popolo, sono viste come "reazioni di tipa ansiosa" da molte delle amiche inglesi. Gli inglesi non sembrano preoccuparsi più di tanto, sono io che ho atteggiamento da "overreaction". 
Cerco di spiegare i motivi per cui evito di partecipare ad eventi che prevedono la presenza di tante persone e mi sembra di essere l'unica a prendere queste decisioni, proprio controcorrente.
Devo quasi giustificarmi per il fatto d'essere italiana, di avere una visione più ampia della cosa perché ho la fortuna di potermi informare in due lingue, due lingue cavoli!

Espressioni comuni di gente comune qui in Inghilterra, tanto per farvi un esempio:

- sono i media che la fanno più grossa di quello che è

- cavoli ma quanti casi avete in Italia? Qui non ce ne sono tanti (mia risposta  a questo "qui non fanno i tamponi nella stessa quantità con cui li fanno in Italia")

- è solo un'influenza

- tanto si ammalano solo gli anziani e gli immunodepressi (e allora??? come se le loro vite contassero meno porca miseria!)

- il WHO ha dichiarato pandemia solo perché in Italia avete avuto tanti casi

- guarda i nostri casi, sono pochi (ribadisco, non sono dati reali, i tamponi non vengono fatti a tappeto, lo so per esperienza diretta. Ho amiche che hanno avuto figli malati per giorni e giorni e a nessuno è stato fatto tampone, conosco una signora che viene nella mia stessa scuola di danza che con tosse, febbre e raggi X al torace non è stata sottoposta a tampone per Coronavirus)

- basta lavarsi le mani tante volte al giorno

- se chiudono le scuole noi cosa facciamo fare ai nostri figli a casa? Se le scuole chiudono a chi lasciamo i bambini e come possiamo fare a lavorare? (capisco la preoccupazione ma allo stesso tempo il mio istinto mette davanti la sicurezza dei bambini, delle famiglie, della comunità).

Stiamo con il fiato sospeso tutti i giorni, in attesa di sentire che decisioni drastiche vengono prese e con il dubbio immenso sul cosa fare. Terribile non sentirsi tutelati dal proprio governo, sentirsi così terribilmente diversi da tutto il resto intorno a noi. 

C'è un qualcosa di profondamente diverso nel modo di reagire agli eventi, mi sento immensamente diversa e questa è un'emozione nuova per me, forte, mai provata prima in maniera così prepotente.

Ho tre figli, siamo soli qui, mio marito fortunatamente lavora per un'azienda americana con un CEO umano, che da più di una settimana ha invitato i suoi dipendenti sparsi per il mondo a lavorare da casa e stare al sicuro, evitare le visite ai clienti e  non andare in ufficio. Non è la sola azienda ad averlo fatto, tante altre si sono mosse in questa direzione. 
Ma cosa aspettano a chiudere le scuole?
Vogliono far collassare il sistema sanitario nazionale che già non era messo bene?

Ci aspetta un weekend di riflessione, di decisioni, di reclusione, perché noi come famiglia abbiamo già iniziato da un po' a cambiare le nostre abitudini e a modificare la nostra vita in previsione del periodo di quarantena. 

Non è facile, ci sentiamo in gabbia in un sistema che sembra non voler vedere cosa sta arrivando, un po' come la Brexit, via con il piede sull'acceleratore verso il burrone, ma ormai abbiamo dato gas e bisogna andare, ci vuole coerenza!
Boh! 

Ho poche altre parole da aggiungere. 
Stay safe e che Dio ce la mandi buona!

Con amore, affetto e sincerità da MammaFarAndAway
Vi sono vicina e voi siate vicino a noi, in questo gli italiani, quelli buoni, sono il top!