Vivere in Inghilterra: diario di isolamento di una famiglia italiana

Si sta per concludere la nostra prima settimana di isolamento ai tempi del Coronavirus in Inghilterra. 
Il piccolo giardino della nostra casetta confina con il grande prato della scuola primaria di quartiere dal quale provengono le grida dei bambini. 
E' venerdì 20 marzo e per le scuole è l'ultimo giorno di apertura, lo ha annunciato il primo ministro britannico qualche giorno fa, quando noi l'isolamento l'avevamo già iniziato. 

Non sarà una chiusura completa quella delle scuole, resteranno aperte per i figli dei cosiddetti "key workers", cioè i figli di chi lavora negli ospedali, nei servizi di emergenza, scolastici, poliziotti etc. (se volete approfondire l'argomento trovate tutte le informazioni dettagliate nel sito ufficiale del governo britannico https://www.gov.uk/).

I nostri figli sono stati tra i primi ad iniziare l'isolamento, sotto lo sguardo attonito di coetanei e genitori, che fin dall'inizio hanno frainteso il nostro "prepararci" con il "panico".
Non era panico cari amici inglesi, non lo è mai stato, è stata consapevolezza, con un'innegabile dose di paura e preoccupazione non posso di certo negarlo, e bisogno di tutelarci, proteggerci come famiglia visto che il governo non sembrava volerlo fare con le prime dichiarazioni di "immunità di gregge" e preparazione a vedere morire i propri cari.

Mentre guardavamo attoniti le dichiarazioni del governo inglese, le nostre famiglie e i nostri amici in Italia ci "gridavano" di stare a casa, di prepararci a questa "guerra" senza armi ma con tanti morti. 

In questo "prepararci" ho provato a condividere le mie preoccupazioni, ma sembra che il mio far presente quanto la situazione fosse tragica in Italia, sia stato preso come un "mettere terrore" per una cosa che forse pensano arriverà in maniera diversa qui, pensando forse che l'Italia ha sbagliato qualcosa? Che l'Italia sia colpita così pesantemente per una strana coincidenza?

Qui abbiamo indubbiamente avuto tempo per prepararci, osservando gli altri paesi europei e organizzandoci; qualcosa è stato fatto ma non credo che la popolazione abbia ancora compreso la gravità della situazione. 

Bambini si invitano al parco per andare a giocare quando le scuole saranno chiuse, tanta gente va ancora in giro, nascondendo un certo senso di calma che poi si trasforma in panico se si va a guardare i siti internet dei supermercati.
Qui la spesa online è qualcosa di molto comune, io non metto piede nei supermercati da anni. 
Quasi tutti i supermercati consegnano a domicilio ed io ho sempre usato questo servizio. 

Da una settimana ormai si cominciano a non trovare più orari di consegna disponibili. 
Oggi per esempio ho notato che la prima consegna disponibile di uno dei supermercati più famosi, Tesco, sarebbe stata per il 13 aprile. 
Altri siti hanno momentaneamente sospeso gli ordini, altri sono intasati e non funzionano e non si trovano "slot" disponibili. 

La carta igienica è introvabile. 
La pasta comincia a scarseggiare. 
Prodotti per disinfettare superfici, mani etc non ce ne sono più.

Però tutti erano calmi fino a qualche giorno fa, prendendo me per isterica e matta?

Molti hanno parlato di semplice influenza, molti continuano a credere che quelli da proteggere siano solo gli anziani e che altri potrebbero fare la loro vita normalmente, tutti continuano a parlare di lavarsi bene le mani per proteggersi dal virus, ma basta?

C'è confusione nell'aria, tanta confusione e messaggi poco decisi dal governo.
Ogni sera alle 5.00pm il primo ministro parla alla nazione per dare informazioni su come comportarsi e su che azioni sta intraprendendo il governo. 

Nonostante il nostro immenso senso di rispetto per le regole e il nostro senso civico, non siamo riusciti ad aspettare il loro segnale, non abbiamo potuto aspettare che fosse il governo a dirci quando iniziare a "correre", perché noi sapevamo che lo tsunami stava arrivando e dovevamo correre ai ripari. 

"Ma Fabiana tu sei sana? Perché ti preoccuppi?"
"Guarda che colpisce solo gli anziani e gli immunodepressi?"

Io e mio marito siamo soli qui, abbiamo tre figli, ed io il rischio di prendermi un virus bastardo del quale so ben poco e che potrebbe debilitarmi preferisco evitarlo. 
Se io dovessi finire in terapia intensiva? 
Se io e mio marito dovessimo sentirci male nello stesso momento?
Non sono pessimista, anzi, sono una persona molto positiva ma anche prudente. Tutto qui.

I giorni prima di decidere di metterci in isolamento volontario sono stati molto difficili dal punto di vista emotivo. 
Ho faticato a dormire, sentivo un forte senso di oppressione nel petto, la mia pressione è salita alle stelle, lo stomaco era chiuso e le palpitazioni si facevano sentire prima di andare a dormire. 
Quando hai la responsabilità non solo di te stesso ma di una famiglia intera è tutto più difficile. Non devi solo spiegare a te stesso le motivazioni delle tue scelte ma le deve spiegare a tre giovani essere viventi con le loro emozioni e il loro punto di vista. 
Con empatia, sincerità e maturità abbiamo parlato ai nostri figli di 9, 11 e 13 anni. 
A loro all'inizio non era chiaro perché noi dovessimo metterci in isolamento prima degli altri; mentre tutti i loro amici erano ancora a scuola, loro iniziavano la loro quarantena sentendo forte il peso della diversità.

Mentre tutti andavano a feste di compleanno, prove di danza, al gruppo scouts e via dicendo, noi eravamo già reclusi in casa. 

Poi il messaggio di lunedì 16 marzo del primo ministro in cui invitava la popolazione a limitare i contatti sociali ha fatto scattare il campanellino d'allarme e piano piano tutte le attività extrascolastiche sono state cancellate. 

Scuole di danza chiuse, gruppo scouts sospeso, lezioni di musica sostituite da lezioni su skype, allenamento e partite di calcio cancellati, catechismo e prima comunione rinviati a data da destinarsi, tutto ha cominciato a prendere un certo verso e la situazione è diventata più chiara per molti, non ancora per tutti. 

Siamo in stretto contatto con le nostre famiglie in Italia, i miei genitori a Parma sono chiusi in casa da settimane, mio fratello a Bergamo vive scenari di guerra, i miei amici mi scrivono costantemente per aggiornarmi su come va e per chiedermi, stupiti, di come procede qui, visto che le dichiarazioni di Boris hanno fatto il giro del mondo lasciando tutti un po' a bocca aperta. 

I primi giorni sono stati difficili a livello organizzativo, considerato che essendo le scuole ancora aperte, abbiamo dovuto pianificare autonomamente le nostre lezioni, seguendo ovviamente i compiti che venivano mandati a fine giornata.

Fin da subito abbiamo cercato di creare una routine che fosse il più simile possibile a quella scolastica. 
Nella nostra lavagna nell'ingresso di casa sono scritti gli orari, qui se non si danno regole scoppia l'anarchia!

Avere tre figli di età diversa e con programmi scolastici così diversi e in parte complessi mi fa un po' preoccupare, ma piano piano mi sto organizzando. 
Fortunatamente il materiale non manca e probabilmente da settimana prossima le scuole inizieranno le lezioni online e tutto sarà più strutturato. Diciamo che questi giorni sono stati di assestamento, per noi adulti e per loro.

Mio marito lavora da casa da più di un mese ormai, dopo aver fatto gli ultimi viaggi di lavoro a inizio febbraio con un magone mai avuto prima, adesso è sereno nel suo "ufficio" in sala e cerchiamo di venirci incontro il più possibile con orari, chiamate di lavoro, silenzio, ore di ginnastica, ore di ballo e di musica, tempo libero, tempo per le pulizie e i lavori di casa e tempo per noi stessi. 

La casa non è grande, siamo in cinque ma fortunatamente il piccolo giardino aiuta a farci prendere una boccata d'aria ogni tanto. 
Il tavolo della sala si trasforma in mega scrivania, tavolo di lavoro, tavolo da ping pong e tavolo per i pasti. 

Il mio petto non esplode più e la mia pressione è tornata normale, il fatto di essere tutti e cinque in casa mi fa essere più tranquilla e serena, il fatto d'aver preso una decisione ci ha tolto un grosso peso. 

L'aspetto emotivo nostro e dei ragazzi è quello più difficile da gestire e per questo ci viene in aiuto il nostro tanto amato "circle time" (se non sapete cosa sia trovate il post qui). 
Ieri sera sul lettone abbiamo espresso un po' le nostre emozioni, non facile per tutti, siamo 5 e tanto diversi tra di noi. 
Il "com'è andata oggi la tua giornata" non vale più, visto che stando insieme tutti e 5 tutto il giorno sappiamo bene cosa ha fatto l'uno e l'altro e questo ci fa un po' ridere. 

Per cui ci ritroviamo a parlare di paure, di desideri, di cosa ci manca e di cosa faremo appena tutto questo sarà finito, di come possiamo fare qualcosa di nuovo ogni giorno e delle cose positive che riusciamo a vedere in questa situazione. 

Nel frattempo mangiamo, come tutti gli italiani in questo periodo del resto, cominciando a preoccuparmi che le scorte non bastino se la follia dello shopping esagerato non passera'. 
Cari amici, me lo mandate voi un pacco di delizie italiane?