Primo terribile giorno di scuola materna francese

Ho fatto di tutto per rendere questa giornata il meno stressante possibile, mascherando la mia preoccupazione con sorrisoni e allegria. 
Ho preparato Lorenzo dolcemente, gasandolo con la sua cartella e con tutto ciò che riguardava la nuova avventura alla scuola materna. 

Finché siamo stati insieme tutti e 4 i sorrisi non sono mancati, una giornata come un'altra. 

Siamo arrivati in anticipo davanti al portone perché sappiamo che la puntualità va insegnata fin da piccoli!

Quei minuti davanti al portone sono infiniti, piano piano ci siamo trovati circondati da tutti gli altri genitori di piccoli marmocchi spaesati. 

Si apre il portone, entriamo con calma nella classe angusta, 4 o 5 tavoli piccoli con sedie piccole, tutto a dimensione di bambino, tanti giochi, lavagne colorate e una parete tappezzata di foto dei bambini  della classe (foto della famiglia che ci hanno chiesto di portare insieme al materiale scolastico prima dell'inizio della scuola).

Lorenzo è curioso quanto noi, felice di vedere tutti quei giochi, compresa la cassetta degli attrezzi!
Suo fratello Daniele lo segue, lo osserva e si avvicina per giocare con lui - gli inseparabili!




In tutto questo trambusto iniziale io cerco con lo sguardo la maestra, non so chi sia e nemmeno che faccia abbia, a un certo punto la vedo.


Prima impressione? Pessima, ma l'abito non fa il monaco, dicono, per cui cerco di rimanere positiva.


Bionda, tiratissima, di mezza età, super fashion, troppo fashion per i miei gusti e per poter star dietro a dei bambini di 3 (i tacchi alti li vedo non proprio comodi!), con sorriso terribilmente forzato e palesemente finto.

Aiuto, mi dico!

Questa è la prima sensazione a pelle.

Cerco di avvicinarla per dirle qualcosa di mio figlio, per informarla che non parla francese, per dirle che è sensibile, per dirle che non ha mai frequentato la creche (l'asilo nido) e che è sempre stato con la sua mamma. Insomma vorrei solo avesse un'idea di che bambino si trova davanti: non è interessata a tutto ciò.

Sembra che le mamme chioccia o le mamme italiane non siano tanto di moda da queste parti!

Taglia corto ed io capisco che aria tira in questa scuola: qui non ci viene detto niente, mamme salutate i bambini e fuori dalle scatole, qua ci pensiamo noi!

Ingenuamente mi aspettavo un minimo di inserimento, un giro insieme della scuola o per lo meno andare a vedere i bagni, cosa che mi preoccupava!

Così comincio a dire a Lori che me ne devo andare, e lui non è molto d'accordo!


Poi lo lascio colorare con una bimba, mi dà un bacio e io bacio lui, esco!

Ed è lì che IO inizio a piangere, per fortuna Babbo era con me, gli veniva da piangere pure a lui!

Comincia il conto alla rovescia, alle 11.20 possiamo andarlo a riprendere perché lui non rimane in mensa.

Qui in Francia se un bambino non rimane alla cantine, esce alle 11.20/30 e rientra alle 13.20/30, per poi uscire, insieme a tutti gli altri bambini alle 16.30 (salvo quelli che restano al dopo scuola fino alle 18.00).


Quelle quasi 3 ore sono infinite e le affronto nel modo più ovvio per  me, e per chi mi conosce bene sa di cosa parlo: le pulizie di casa.

Non riesco a non pensarci nonostante mocio, straccio e aspirapolvere.


La testa è da lui, mi sento impotente, lo conosco quel Lori, conosco ogni sua esigenza, certe volte anche prima che le esprima e mi chiedo come faranno a capirlo, che forse piangerà e chi lo consolerà?

Finalmente ritorniamo a prenderlo, aprono quel portone e vedo il mio Lorenzo, infondo, dietro agli altri bambini e dietro alla maestra falsamente sorridente, che piange disperato, singhiozzando e con i pantaloni diversi da quelli che gli avevo messo la mattina.


Un flash, un magone, tutto insieme.

Lo prendo, lo abbraccio forte e lui corre subito a prendere la sua cartella, per andare via!

Traumatizzato!

La maestra scocciata mi dice che ha pianto tutto il giorno, che non la smetteva, che è andata male insomma! 
Poi per i pantaloni, ancora più scocciata, mi dice che si è fatto la cacca addosso.

La cacca addosso? Aiuto, che disagio per il mio omino, che paura quel piccolo cucciolo. Da quando è senza pannolone non ha mai avuto incidenti del genere, mai nemmeno uno!

Il mio cucciolo che si sarà fatto pulire da chissà chi, da un'estranea che suppongo non l'abbia nemmeno fatto troppo volentieri.


Quando lo lavo io è un momento nostro, è un momento di coccole, di amore.

Forse non siamo pronti per questa materna, non sono pronta o forse non mi aspettavo tutto ciò, forse sognavo la scuola materna dei miei ricordi, fatta di canzoni, maestre allegre e pochi pianti.

Mi aspettavo che fosse come in Italia, che ci fosse un inserimento graduale, che lasciassero il tempo al bambino di abituarsi al nuovo ambiente, alle nuove persone.


Ma non è così.

Qui dal primo giorno i bambini vanno a scuola dalle 8.30 alle 16.30. Tutto qui, non si discute!
Poche storie, se piangono ti dicono che prima o poi passerà e che non possono piangere per sempre.

Ma lo shock? 
Il disagio? 
La sofferenza del bambino non si considera? 
Le emozioni del bambino? Il suo bisogno di sicurezze e punti fermi?

Non so cosa mi aspetta nei prossimi giorni ma prevedo tempi difficili, molto difficili.