Il nostro Remembrance Day in Inghilterra

Siamo nel mese di novembre e come ogni anno ci sono papaveri ovunque qui in Inghilterra: nei pali della luce, sulle macchine, nei negozi, stampati su capi d'abbigliamento, nei braccialetti e nelle spille, quelle spille di tutte le dimensioni, di tutti i materiali che gli inglesi portano con orgoglio nel mese di novembre.


Ci sono stand di volontari ovunque, nei supermercati, nei centri commerciali, nei negozi, nelle chiese, nelle piazze e alcuni davanti alle scuole. In questi stand si possono acquistare le spille a papavero, i braccialeti con i papaveri e altri gadget con il "Poppy" ed il ricavato andrà ad aiutare i veterani di guerra, le loro famiglie, i feriti di guerra e i centri che li accolgono e supportano e tutta la Legione Britannica.


Fonte: http://branches.britishlegion.org.uk

E' il Remembrance Poppy, il papavero della commemorazione, per ricordare i caduti in guerra nel giorno della Rimembranza, l'11 Novembre e nella domenica del Remembrance Sunday.

L'origine di questo simbolo risale a una famosa poesia "In Flanders Fields" scritta da un dottore canadese,  Lieutenant Colonel John McCrae, ispirato dalla vista dei papaveri che crescevano nei campi di battaglia dopo la devastazione della guerra. 

Fonte: https://en.wikipedia.org/

Dopo la prima guerra mondiale, il "poppy" è diventato simbolo ufficiale della commemorazione dei caduti di guerra, ma è anche simbolo di speranza e viene indosssato da milioni di persone nel Regno Unito, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda.
Decidere di indossare un poppy è una scelta personale e quest'anno è stata anche la nostra scelta. 

Per la prima volta abbiamo partecipato attivamente al Poppy Sunday grazie al fatto che i bambini frequentano il gruppo scouts di una delle comunità della cittadina in cui viviamo. 

Le parate e le celebrazioni si svolgono in tutto il Regno Unito, dalle più maestose nelle grandi città a quelle più piccole e semplici, ma altrettanto coinvolgenti, come quella a cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare noi come famiglia. 

Sono ormai un paio di settimane che a scuola i bambini vengono sensibilizzati su questo tema e soprattutto Lorenzo, che frequenta la High School,  ne ha parlato in maniera più approfondita. 

E' stato con determinazione che domenica  mattina mi ha detto "mamma, la mia uniforme da scout deve essere perfetta oggi perchè vorrei tanto essere scelto per portare la bandiera durante la processione".

Ha alzato la mano deciso quando il capo scouts ha chiesto chi volesse partecipare attivamente portando le bandiere insieme ad altri due ragazzi. 

Una volta lasciati i bambini con i loro capi scouts, noi genitori ci siamo diretti verso la piccola chiesa del quartiere accolti calorosamente da alcuni volontari sorridenti alla porta. 

Una chiesa moderna che conosco, perché uno dei primi luoghi in cui io e Babbo siamo capitati per caso durante il nostro giro di esplorazione prima di trasferirci qui.
Al piano di sotto il bar e punto di ritrovo, con una grande sala per incontri e eventi e al piano di sopra la chiesa, con un grande crocifisso in legno, molto semplice, pulita, luminosa, senza troppi fronzoli. 
Una serie di gradoni con sedie in semicerchio di fronte all'altare rendevano l'ambiente ancora più accogliete e familiare, ho avuto un bel feeling entrando in quel luogo. 

Le prove dei canti erano iniziate: una chitarra elettrica suonata da un giovane papà, un signore anziano al pianoforte, una mia amica, mamma di scuola, al tamburo e due coriste, una ragazza giovane e una signora di una certa età. Quel mix generazionale legato dalla musica era qualcosa di affascinante. 

Le parole delle canzoni erano proiettate alle pareti e non mi sono tirata indietro nell'unirmi alle voci. 

Una volta entrato il reverendo, una donna dall'energia coinvolgente, abbiamo capito che era il momento di accogliere tutto il gruppo scouts, dai più piccoli, le bimbe del gruppo "Rainbows" ai più grandi, gli Scouts.
Per ultimi sono arrivati i bambini con le bandiere, pronte per essere date al reverendo ed essere riposte dietro l'altare durante la celebrazione. 

Una canzone di sottofondo, una bella energia intorno e l'emozione nel vedere Lori lì, che con orgoglio a testa alta e deciso portava la più grande delle bandiere, quella del Regno Unito. 

Un incrocio di sguardi con il mio compagno di vita e con le mie amiche intorno ed il sentimento forte di orgoglio che saliva dentro di me, non solo per quel gesto, ma per tutto quello che in questi anni abbiamo vissuto, per tutto l'impegno che ci stiamo mettendo per sentirci parte e per tutta l'apertura mentale e l'umiltà che ci contraddistingue e che ci ha portato fino a qui. 
Lui, un piccolo italiano nato in Irlanda, che sta crescendo in Inghilterra, portava la bandiera più importante. Per me questo è un messaggio di pace, di interculturalità, di integrazione e di speranza. 

La cerimonia è stata semplice e intensa, incentrata sui bambini, sui giovani e sul messaggio di questa giornata, non solo per ricordare i caduti in guerra ma per lanciare un messaggio di pace e di speranza.

La celebrazione si è conclusa con la processione verso l'esterno, dove si trova una lapide che commemora i caduti in guerra della comunità e per deporre corone di papaveri proprio in questo punto. 

Anche qui Lorenzo in testa alla coda, con la bandiera britannica più grande di lui. Giovani, bambini, adulti e anziani intorno a questo luogo per ricordare insieme, per ringraziare chi ha sacrificato la proprio vita per darci la libertà che abbiamo oggi.


"When you go home tell them of us and say for their tomorrow we gave our today"


Una bambina di una scuola primaria e un veterano di guerra hanno raggiunto il reverendo per l'atto di rimembranza. Il passato e il futuro vicini, legati da parole di speranza, rispetto e gratitudine. 

Suoni di tromba (the last post), bandiere abbassate e quei due minuti di silenzio ci hanno travolto ed emozionato. 
Sono i due minuti di silenzio del Remembrance Day (2 minuti di silenzio nell'undicesima ora, dell'undicesimo giorno, dell'undicesimo mese) e del Remembrance Sunday, tenuti in tutto il Regno Unito alle 11.00, nelle grandi parate e nelle piccole comunità di quartiere, per ricordare, per non dimenticare i caduti di tutte le guerre. 

Ci batteremo per tutto quello che porta alla pace, cercheremo di guarire le ferite di guerra e ci impegneremo per un futuro più giusto per tutti, queste le promesse del "Act of Commitment" al quale abbiamo risposto tutti a gran voce "We will". 

Ci siamo ritrovati alla fine a cantare "God save the Queen" insieme a quella comunità fatta di tanti inglesi ma anche di tanti stranieri, insieme per ricordare, per non dimenticare e per sperare. 

Una delle mie più care amiche inglesi mi ha accarezzato la spalla, quel suo sguardo orgoglioso e fiero e quel suo "well done" mi hanno scaldato il cuore. 

Avremmo potuto benissimo scegliere di non partecipare, di non farci coinvolgere da una tradizione che infondo non ci apparteneva, di non andare in una chiesa diversa da quella in cui siamo cresciuti e siamo stati battezzati, avremmo potuto non informarci e non farci coinvolgere dal Poppy Appeal. 

Abbiamo fatto un'altra scelta, quella dell'integrazione, quella del conoscere, del condividere e del sentirsi parte.