Trasferirsi nel Regno Unito dopo la Brexit: le nuove regole dell'immigrazione

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    trasferirsi in inghilterra dopo la brexit

    Prima di raccontarvi nel dettaglio come sono cambiate le regole per trasferirsi in Inghilterra e in generale nel Regno Unito dopo la Brexit, volevo fare un passo indietro a un po' di anni fa, a quando è iniziata la nostra avventura di vita all'estero.

    Faticavo a capire la differenza tra "thin" e "thick", quando i clienti mi chiedevano che tipo di pane volevano nel loro panino e ho avuto bisogno di qualche settimana per sentirmi sicura e a mio agio dietro quel bancone di un sandwich bar di Dublino.

    Era il 2004, io ero una giovane italiana neolaureata che aveva bisogno di migliorare (diciamo pure imparare!!!) l'inglese e cambiare la sua vita ed ha iniziato a farlo dal basso, senza vergogna e senza paura, decidendo di fare un'esperienza all'estero in Europa, in Irlanda.

    Nel giro di pochi mesi ho iniziato a fare colloqui per lavori più qualificati e ho lavorato in due grandi multinazionali americane sfruttando le mie conoscenze linguistiche.

    Qualche mese prima, invece, lui lavorava in ostello, quell'ostello di Dublino che è stata casa all'inizio, mentre faceva colloqui alla ricerca di un lavoro, colui che sarebbe diventato mio marito, era un italiano neolaureato in ingegneria alla rincorsa del suo sogno.

    Sono passati quasi 20 anni da quegli anni, Gerardo ha fatto carriera, l'ostello è un bellissimo ricordo di cui va fiero ed io, Fabiana, dopo le multinazionali, ho deciso di dedicarmi alla famiglia a tempo pieno.

    Siamo noi, due giovani europei partiti per l'estero e cresciuti in maniera pazzesca, iniziando con umiltà a Dublino, ma poteva benissimo essere stata Londra, solo questione di scelta in quegli anni.

    Questo per dire che la nostra storia è simile a quella di tanti altri giovani europei incontrati lungo il nostro cammino anche qui in Inghilterra, ma sembra che non sarà più così dopo la Brexit.

    Il governo britannico sta introducendo un nuovo sistema a punti per l'immigrazione che entrerà in vigore dal 2021, questa la notizia che non volevamo sentire, di cui avevamo un po' paura, ma che è arrivata.

    Dal 2021 i cittadini europei dovranno applicare per il visto per poter lavorare, vivere e studiare nel Regno Unito, il tutto sarà fattibile online ed è spiegato nei minimi dettagli nel sito ufficiale del governo britannico qui.

    Il sistema a punti per poter richiedere il visto (70 punti) prevede che il lavoratore abbia un'offerta di lavoro qualificato (di un certo livello) prima di trasferirsi ed abbia una buona conoscenza della lingua inglese ed un salario minimo di 25.600£ (salvo eccezioni legate al settore lavorativo).

    lavorare nel regno unito dopo la brexit

    Fondamentalmente UK accetterà solo nuova forza lavoro qualificata di un certo livello e non quella definibile "manodopera di basso livello".

    La prima domanda che nasce spontanea, vivendo qui e avendo a che fare quotidianamente con gente di tutte le nazionalità è: ci sarà abbastanza forza lavoro per la ristorazione (difficile trovare un inglese che ti fa il caffè al bar!), per l'agricoltura (nella campagna inglese molti lavoratori stagionali sono europei), per il settore dell'edilizia (gli imbianchini polacchi, gli idraulici italiani, i piastrellisti rumeni tanto per dirne alcuni a caso!), per il settore ospedaliero (le infermiere italiane, spagnole, francesi e via dicendo!) e per tanti altri settori in cui la manodopera europea è vitale, essenziale?

    Non è solo un mio dubbio, è il dubbio espresso palesemente nei telegiornali nazionali in questi giorni in cui la notizia delle nuove regole è "calda".

    Nelle linee guide del governo viene dichiarato che monitoreranno la condizione della manodopera per i settori a rischio e rassicurano che i lavoratori europei cosiddetti di basso livello sono già presenti in gran numero qui nel Regno Unito considerando le registrazioni nel EU Settlement Scheme di questi anni.

    Non neghiamo che questa novità ci spiazza, nonostante non ci influenzi personalmente e direttamente.

    Noi facciamo parte di quei 3 milioni di europei che hanno applicato per il "Settled Status", il processo di registrazione degli europei residenti in UK per poter avere il permesso permanente di vivere e lavorare qui ed avendo raggiunto i 5 anni di residenza applicheremo presto per la cittadinanza.

    La nostra situazione qui è definita, stabile, diciamo "sicura" (anche se di sicuro c'è poco al giorno d'oggi!), ma il pensiero che questa terra non sarà più meta di giovani che vogliono dare una svolta alla loro vita iniziando magari il loro percorso lavorativo proprio qui, come è successo a migliaia di europei, ci rattrista non poco.

    Giovani europei che hanno iniziato nei bar ed ora sono manager, giovani artigiani che negli anni sono riusciti ad avviare una loro propria attività, giovani europei che ricoprivano ruoli di basso livello negli uffici che sono riusciti a fare carriera, questo era il bello di questa nazione: le sue opportunità, le possibilità di crescita ed evoluzione, le mille possibilità per tutti, indipendentemente dalla nazionalità, colore di pelle e accento.

    Ed ora tutto si chiude, chi è dentro è dentro, chi voleva venire a inseguire il suo sogno dovrà partire da un livello più alto o scegliere un'altra meta. Da questo punto di vista deduco che la mia Dublino verrà presa di mira!

    L'incertezza vissuta in questi anni di materializzazione della Brexit (qui trovate tutti i miei articoli da italiana in Inghilterra riguardanti Brexit) si sta trasformando in delusione, in paura di non poterci più sentire orgogliosi di vivere in un terra così multiculturale dove l'integrazione, per lo meno nel nostro caso e nella nostra zona, si tocca con mano.

    Sembra quasi che si stiano mettendo le basi per un cambiamento che a noi non piace ed i pensieri che ci frullano in testa non sono pochi.

    Chi mi segue da tanto nel blog sa bene quanto io, mio marito ed i nostri figli ci sentiamo a casa qui, quanto ci siamo integrati e fondamentalmente non abbiamo intenzione di andarcene, ma, resta quel "ma" pesante che ci fa tenere gli occhi aperti, ci fa rimanere in allerta.

    Nel frattempo ho informato i nonni italiani di cominciare a fare le pratiche per ottenere il passaporto, che da ottobre 2021 la carta d'identità non sarà più accettata come documento per entrare nel Regno Unito; il visto non sarà necessario se si viene in visita nel Regno Unito per meno di 6 mesi.

    Io voglio aggrapparmi al pensiero che amo questa terra, che qui siamo tutti rinati ed abbiamo trovato il nostro posto nel mondo e speriamo di poter continuare a vedere il bello, sentire il bello, osservando e vivendo da protagonisti il cambiamento epocale di questa nazione.

    Se avete dimestichezza con l'inglese potete approfondire nei seguenti link:

    https://www.gov.uk/government/publications/the-uks-points-based-immigration-system-policy-statement

    https://www.gov.uk/government/organisations/uk-visas-and-immigration

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    Ascolta l'episodio del Far and Away podcast

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