Il Covid in Inghilterra e la noncuranza

    Home / Vivere in Inghilterra / Coronavirus /
    gestione del covid in inghilterra

    C'è un termine che ho imparato in questi mesi di pandemia vissuti qui in Inghilterra: complacency.
    Complacency in inglese significa noncuranza ed è il termine che meglio rappresenta la gestione di questa emergenza sanitaria in questo paese (non sempre, ma diciamo per buona parte delle tante fasi che stiamo attraversando).

    Hanno parlato di personal responsibility cioè di responsabilità personale, che ha portato solo a più contagi e più morti.
    Ad oggi, 23 ottobre 2021, UK è uno dei paesi al mondo con il più alto numero di contagiati e con una curva di decessi continua a crescere. Nonostante questo, la reazione dei britannici sembra quasi indifferente e la reazione del governo di vera e propria noncuranza, come se non si fosse ancora raggiunto il numero sufficiente di contagi e morti per far spaventare la nazione e fare accettare quindi la reintroduzione di misure restrittive.

    Dall'estate 2021 il governo parla di ritorno alla normalità, una normalità che adesso vede tante aree dell'Inghilterra con scuole schiacciate dai contagi e staff malato e con ospedali che iniziano a faticare.

    Sembra quasi che tutti quei numeri giornalieri siano diventati abitudine, come se ci fosse stata una sorta di desensibilizzazione nei confronti dei malati e di chi muore di Covid.

    Una sorta di prezzo da pagare per il ritorno alla libertà, quella libertà proclamata con il "freedom day" del 19 luglio 2021, giornata nel quale tutte le restrizioni Covid sono state tolte ed al popolo è stato promesso un ritorno alla normalità grazie al vaccino.

    Buona parte della popolazione inglese ha creduto al messaggio del governo per convincere la popolazione a farsi vaccinare: "se ti vaccini poi sarai libero e la vita tornerà alla normalità".

    Chiunque abbia un po' di conoscenza della situazione capirà che il solo vaccino non basta per uscire da questa pandemia, ma qui sembra esser stato venduto un messaggio diverso.

    Dall'estate scorsa quindi tutto è tornato come il periodo pre-pandemia: bar, ristoranti e pub pieni, i teatri ed i cinema hanno ripreso a piena capacità, i festival estivi si sono svolti come se niente fosse e la mascherina è diventato un oggetto raro da vedere sulle facce dei britannici (avevo raccontato del ritorno alla normalità in questo post).

    Non ho mai ben capito che problema abbiano buona parte degli inglesi con l'utilizzo delle mascherine: dall'inizio della pandemia questa cosa del "face covering" proprio non è passata, non è passato il concetto di come si trasmette il virus e di quanto le mascherine possano essere uno strumento di prevenzione dei contagi. Sicuramente i politici che sono al governo non hanno di certo dato il buon esempio.

    Ho anche capito, però, che c'è un forte bisogno di regole, questo popolo così rispettoso delle regole si è un po' perso nel momento in cui gli è stato detto di usare il buon senso e le regole non sono state più chiare.

    Si è perso, preso dal desiderio di tornare alla vita di prima, facendo proprio il messaggio che bisogna imparare a convivere con il virus. In parte è vero, dobbiamo imparare a conviverci, ma con buon senso, cautela e senso civico. E' necessario ancora uno sforzo comune per proteggere i deboli della comunità e la salute di tutti, nonché i lavoratori in prima linea del sistema sanitario nazionale inglese ormai in ginocchio.

    Se a inizio marzo 2020 eravamo sconvolti per la lentezza di azione del governo (lo raccontavo qui dello shock per il messaggio di Boris sull'immunità di gregge), diciamo che c'era la scusante del "non conoscere" ancora molto di questo virus.

    Da allora però le cose sono cambiate, la scienza ha parlato, si è espressa, sono stati capiti i meccanismi della trasmissione, è stato capito come avviene il contagio e quali misure sono efficaci per contenerlo, è stata capita l'importanza dell'isolare i contatti dei positivi, del fare i test, del ruolo degli asintomatici, dell'uso della mascherina.

    Ad oggi, ottobre 2021, tutte queste conoscenze sembrano essere state rimosse in questa parte di mondo. Tutte le decisioni prese di rimozione di qualunque tipo di restrizione ci hanno lasciato attoniti.
    Anche noi, famiglia italiana in Inghilterra, sogniamo un ritorno alla normalità, ma non in questi termini di noncuranza per il prossimo e per la salute pubblica.

    Dal rientro a scuola dei nostri ragazzi in settembre c'è sembrato chiaro subito che qualcosa non tornava, che le misure non erano sufficienti: niente più bubbles, niente più mascherine, pochi studenti che facevano i test facoltativi (sono i test rapidi antigienici che fornisce il governo), la campagna vaccinale per i ragazzi dai 12 ai 15 ancora di iniziare (è solo da inizio/metà ottobre che hanno iniziato a vaccinare con una dose questa fascia d'età).

    Addirittura i miei figli mi hanno confidato che alcuni loro compagni hanno detto che non fanno questi test perché se poi risultassero positivi asintomatici gli toccherebbe stare a casa e metterebbero in difficoltà i loro genitori.

    Con il passare delle settimane abbiamo tenuto d'occhio la situazione quotidianamente ed è stato palese l'aumento esponenziale dei contagi.

    Nelle stesse settimane si sono svolte tutte quelle attività di inizio anno scolastico che vedono i genitori frequentare le hall delle scuola per riunioni, open day, assemblee.

    Davvero c'era tutto questo bisogno di tornare a fare questi eventi scolastici facendo ammassare centinaia di persona in una palestra, tutti senza mascherina?

    Ad uno di questi eventi sono stata costretta ad andare: era l'open day della scuola superiore in cui andrà mia figlia in settembre ed è l'occasione per vedere la scuola e darle un'idea di cosa la aspetterà.

    Mi sono ritrovata seduta in quella hall, con file e file di sedie blu, una attaccata all'altra. Io e mia figlia con la mascherina ffp2, sedute nella parte più vicina alla porta, che poi, una volta iniziato il discorso della preside, è stata chiusa, così come tutte le piccole finestre intorno.

    Ho provato un forte senso di disagio nel trovarmi in quella stanza immensa con altre 400 persone ed essere tra le poche con la mascherina. Qualche persona di origine asiatica l'indossava, una paio di mamme francesi e spagnole che conosco e poi noi. Basta.
    Agghiacciante questa cosa, davvero, un vero atteggiamento di noncuranza nei confronti del prossimo. Ma le mascherine non sono più obbligatorie, non c'è la regola che dice di usarle, per cui questo è il risultato!

    Uno dei miei figli, il più grande, Lorenzo, 15 anni, quando ha visto che amici di amici cominciavano ad essere positivi, ha iniziato a indossare la mascherina a scuola, nonostante fosse l'unico. E' stato deriso, preso in giro con battute del tipo "hai paura del virus eh!?"

    Una delle assurdità più grosse delle nuove regole successive al "freedom day" è quella che se sei un contatto di un positivo ma sei vaccinato o hai meno di 18 anni, non ti devi isolare.

    Cosa vuol dire questo per i miei ragazzi? Vuol dire che le loro classi sono piene di bambini che a casa hanno un genitore o un fratello malato di Covid e che possono continuare ad andare a scuola liberamente. A scuola non ci sono precauzioni di sorta, niente mascherine, niente di niente ed ora provate a immaginare cosa accade? I contagi salgono alle stelle e la catena non si spezza.

    E' successo nella classe di mia figlia. Una compagna aveva la sorella con il covid a casa. Qualche giorno dopo, la compagna è risultata positiva, ma intanto era andata liberamente a scuola, perché quella è la regola e le regole qui si rispettano. Due giorni dopo, i casi erano 5, gli assenti 10 e, quando ho tirato via mia figlia da scuola per un leggero mal di pancia, era troppo tardi: dopo qualche giorno è risultata positiva.

    Sono arrabbiata, sono arrabbiata nel vedere mia figlia stare male. Sono preoccupata per chi di noi sarà stato contagiato e come reagiranno i nostri corpi. Si poteva benissimo evitare, tutti questi contagi si potevano benissimo evitare.

    Penso a quei genitori immunodepressi, sotto cure particolari o con disabilità, che sono costretti a mandare i loro figli a scuola esponendoli ed esponendosi a tale rischio.

    Non prendiamoci in giro, qui c'è un totale menefreghismo della salute dei bambini, della gente, della scuola e del sistema sanitario nazionale, qui ragionano in termini assurdi, con regole assurde che vanno al contrario di quello che afferma la scienza.

    Forse è davvero la tanto ambita immunità di gregge che BoJo ha voluto dall'inizio?

    Vivere in una società in cui i più deboli non sono calcolati, dove nonostante contagi, morti, ospedali in difficoltà e personale medico stremato, il governo ancora tace, non agisce, ci provoca una frustrazione e senso di impotenza inspiegabile.

    E noi ci chiediamo che livello di contagi e di morti accettano di raggiungere prima di agire, prima di fare qualcosa e spezzare questa catena di contagi infinita.

    Sembra che ci sia una silente accettazione nel popolo inglese di questa "nuova normalità" fatta di contagi, morti quotidiane e difficoltà per NHS ed il governo ha indubbiamente fatto di tutto per "normalizzare" questo livello di infezione nazionale.

    Più di 100 persone muoiono ogni giorno da mesi ormai, ma la cosa sembra non preoccupare. Nessuno ne parla, ti guardi intorno e per gli inglesi sembra tutto nella norma, sono solo numeri.

    E' vero che hanno un modo molto diverso di gestire e manifestare il dolore, di condividere la sofferenza. Per tutta la durata di questa pandemia è stato davvero raro leggere storie private di persone, famiglie colpite dal covid. Il dolore non è stato condiviso e sventolato ai quattro venti e questo ha fatto sì che il covid facesse meno paura.

    Pensiamoci a quante volte leggendo le news italiane sui casi di covid, di morti, di dolore delle famiglie e dei malati in solitudine ci siamo emozionati, abbiamo sofferto solo per empatia. Questo, qui, accade poco, pochissimo.

    Siamo arrabbiati e increduli.
    Teniamo monitorati i quotidiani inglesi aspettando che qualche news ci informi di un piano di azione del governo, per ora tutto tace. Ci  rimane solo tanta noncuranza, che ci lascia spiazzati, e il covid in casa che ancora non sappiamo che effetto avrà su di noi.
    Pensiamo positivo, non ci resta altro.