Riflessioni dopo quattro anni di espatrio in Inghilterra

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    espatrio in Inghilterra

    Ci succede spesso di fermarci a pensare a quanto il tempo ci sembra scorra troppo velocemente da quando viviamo qui in Inghilterra.
    C'è chi dice che sia perché stiamo bene in espatrio e perché siamo impegnati, su questo non c'è dubbio.

    Ogni volta che si avvicina la data di un anniversario di espatrio, in noi scattano riflessioni e una sorta di "tiriamo le somme" che ci porta a fare un tuffo nel passato e ad analizzare i pro e i contro della nostra vita alle porte di Londra e della nostra vita di famiglia italiana in Inghilterra.

    Questo post, riflessioni dopo quattro anni di espatrio in Inghilterra, è dedicato a qualche pensiero sparso sulle cose successe da quando abbiamo abbandonato la nostra vita in Francia e alle domande più comuni che riceviamo.


    Perché dalla Francia ci siamo trasferiti in Inghilterra?

    La vita in Costa Azzurra, con i suoi lati positivi e negativi, non ci piaceva, non riuscivamo ad essere felici al 100% e non riuscivamo ad amalgamarci in quell'ambiente per noi un po' ostico che stonava con il nostro modo d'essere ed il modo in cui volevamo crescere i nostri bambini.

    I disagi quotidiani, le incazzature continue per la maleducazione di certa gente, la difficoltà di guidare per strada senza innervosirsi, il rischiare la vita ad ogni striscia pedonale, il sentirci tanto, troppo stranieri, le poche alternative lavorative per mio marito e la brutta esperienza con la scuola pubblica francese ci hanno spinto, giorno dopo giorno, a decidere cosa fare della nostra vita e chiederci se la Costa Azzurra fosse davvero il posto in cui volevamo crescere i nostri figli.

    La risposta naturale per noi è stata "no", volevamo qualcosa di diverso, sapevamo che non eravamo fatti per quella parte di mondo.

    Ma da quel "no" al riuscire a partire per un altro espatrio è passato tanto tempo, ci sono state porte sbattute in faccia, difficoltà e c'è voluta tanta pazienza e determinazione per riuscire ad esaudire il nostro progetto di un terzo espatrio.

    Il momento del cambiamento è arrivato dopo avere fatto delle analisi scrupolose su diverse nazioni: il Canada, gli Stati Uniti (California per l'esattezza), l'Australia e il Regno Unito.

    Ricordo le serate infinite a ricercare informazioni sul costo della vita, il sistema scolastico, il sistema sanitario, la qualità della vita, pro e contro di ogni nazione in lizza.

    Alla fine ha vinto la voglia di restare in Europa ed ha vinto in particolare l'Inghilterra (del Brexit a quel tempo non si sapeva nulla!).

    Da lì è partita la ricerca del lavoro a Londra per BabboFarAndAway, durata parecchi mesi, e poi la fase di esplorazione, quella che ci ha permesso di visualizzare meglio il nostro sogno, capire in che tipo di zona volevamo vivere tuffandoci per qualche giorno in quella realtà, senza mai smettere di raccogliere informazioni (questo il post della nostra esplorazione in UK del 2014).

    Nell'estate 2014 eravamo pronti a lasciare la casa in affitto ad Antibes, in Costa Azzurra, sommersi da scatoloni in stanze vuote ed intenti a preparare psicologicamente i nostri figli tre al cambiamento e all'espatrio in una nuova nazione.

    Avevano 8, 6 e 3 anni, diverse sensibilità, ma avevano capito bene che era giunto il momento di cambiare, di lasciare quella vita.
    Ricordo come fosse ieri l'entusiasmo con il quale li gasavo, gli raccontavo di tutte le cose belle che avremmo fatto, del posto bello che ci aspettava: era il modo migliore per farli entusiasmare al cambiamento facendo sì che la paura non prendesse il sopravvento.

    Loro tre, i bambini di casa, hanno reagito bene al casino del trasloco, nonostante il nostro stress del fare tutto da soli e la fatica immane (questo il post della fase in cui si stava lasciando la Francia).

    Era il 19 Agosto 2014, la piccola Paola aveva ancora i piccoli codini biondi riccioli, Daniele, 6 anni compiuti da poco, nei suoi momenti di silenzio aveva dubbi e perplessità che gli frullavano in testa e poi Lorenzo, con i suoi 8 anni ed il suo accento forte francese, si diceva contento di quell'avventura.

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    E' stato il nostro viaggio speciale, quello che dall'aeroporto di Bologna a quello di Londra ci ha portato ad iniziare una nuova vita in Inghilterra, con le nostre paure e la giusta dose di adrenalina, quella che aiuta sempre nell'ambientarsi in situazioni nuove.

    La nostra arma vincente per affrontare positivamente un cambiamento così grande per una famiglia, è stato fare tutto insieme, affrontare passo dopo passo le difficoltà in cinque, parlandone, ridendo e piangendoci su, facendo partecipi i bambini di ogni fase.

    Credo fortemente che questo sia il modo giusto per fare abituare piano piano i bambini al cambiamento, facendogli visualizzare quello che li aspetta e rendendoli partecipi di quello che accade.

    Sono venuti con noi a cercare casa, sono stati con noi durante il trasloco, sono venuti con noi negli uffici per le iscrizioni scolastiche e sono venuti con noi a vedere le scuole e ad esplorare quella che sarebbe diventata la nostra città. Niente gli è stato nascosto, tutto è stato vissuto in maniera consapevole.

    Eravamo spaventati e preoccupati, non siamo genitori supereroi, ma sicuramente l'unione e la pazienza hanno giocato a nostro favore nella fase difficile della ricerca casa, per esempio o dell'arrivo nel nuovo paese.

    Ricordiamo bene la fatica del cercare casa in affitto in Inghilterra, una casa che è stata la nostra "tana" per ben tre anni e che nel 2018 abbiamo lasciato per trasferirci finalmente in una casa nostra al 100%.

    Ricordiamo le difficoltà iniziali di BabboFarAndAway con il nuovo lavoro e la fatica del viaggiare tutti i giorni verso Londra.

    Uno dei motivi per cui abbiamo scelto di far "orbitare" la nostra vita intorno a Londra è stata la possibilità di poter accedere alle stimolanti offerte lavorative di una realtà dinamica, meritocratica, aperta come Londra, ma con il prezzo da pagare del "commuting" (cioè del viaggio quotidiano tra casa e posto di lavoro).

    E' stato chiaro fin da subito che noi, come famiglia, non volevamo stare a Londra, avevamo bisogno di una dimensione più piccola, in mezzo al verde, di una realtà più "provinciale", di un luogo in cui potersi integrare con gli inglesi e non solo con gli immigrati come noi.

    Dal 2014 siamo riusciti, passo dopo passo, a costruirci il nostro mondo, quello che adesso chiamiamo "casa".

    C'è voluta pazienza, per legare con gli inglesi e scoprire belle amicizie.

    C'è voluta curiosità, per scoprire nuove tradizioni e farle in parte nostra.

    C'è voluto coraggio, per affrontare tutte le situazioni nuove che ci siamo trovati davanti.

    C'è voluto amore, per supportare i nostri figli nei momenti difficili della prima fase di inserimento a scuola.

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    C'è voluta determinazione per BabboFarAndAway nella sua ricerca di un nuovo lavoro dopo la fase di assestamento.

    C'è voluta l'unione, per superare le difficoltà e lo stress dei momenti del trasloco, della ricerca casa e della fase di assestamento in un nuovo luogo (Unito è uno degli aggettivi che ho usato per descrivere l'espatrio per me in questo post).

    C'è voluta organizzazione per affrontare un trasloco internazionale, per sistemarci nella nuova casa in affitto all'inizio e per il nostro recente trasloco in casa nuova, per affrontare la nuova burocrazia, per svolgere tutte le pratiche relative alla nuova vita qui.

    C'è voluto adattamento, per ambientarci nella nuova cultura, capirla e rispettarla, sempre.

    C'è stata paura, di non farcela, di venire sommersi dalle emozioni, c'è stata paura per il Brexit e il nostro futuro, c'è stata paura per gli attentati terroristici che hanno colpito questo paese.

    C'è stata fatica, una fatica immane nel costruirci pezzo dopo pezzo quello che abbiamo raggiunto, dove niente ci è stato regalato e tutto è stato sudato.

    Non è finita ovviamente, sappiamo bene che ci sono altre sfide ad attenderci, se no sarebbe troppo bello!


    Come faremo noi italiani in Inghilterra con il Brexit?

    Per adesso stiamo con i piedi per terra e seguiamo le indicazioni per i cittadini europei nel Regno Unito del governo sul da farsi.

    Abbiamo ottenuto il cosiddetto "Settled Status" e questo ci permette di continuare a vivere qui con gli stessi diritti di accedere ai servizi pubblici che avevamo prima (scuola, servizi sanitari, pensione etc.).

    Dal punto di vista emotivo e della nostra quotidianità, per noi non è cambiato nulla: BabboFarAndAway continua a ricevere offerte di lavoro (il suo curriculum dice chiaramente "italiano"), gli amici inglesi continuano a volerci bene come prima, noi ed i nostri figli non abbiamo mai subito nessuna discriminazione, anzi siamo visti come un risorsa considerando il contributo positivo che portiamo nella comunità e a scuola, abbiamo comprato casa senza paura e con gli stessi trattamenti degli inglesi.

    Abbiamo provato a capire le motivazioni di coloro che hanno votato per il Brexit, non è stato facile, ma sicuramente la campagna "pro-Brexit" fatta di dati fasulli e poca chiarezza non ha aiutato.


    Come abbiamo fatto ad espatriare serenamente con dei bambini piccoli, a fare un salto nel vuoto così (cambiare completamente vita, luogo dove vivere, casa, amici)?

    Quello che ci ha aiutato è stata la convinzione di andare in contro a un futuro migliore e la spinta giusta ce l'ha data l'insoddisfazione che avevamo per la nostra vita in Francia.
    E' stata una sorta di "fuga programmata".

    Il salto nel vuoto è ovviamente più complesso e doloroso per chi lascia un "porto sicuro" ed una "comfort zone" di anni e anni, con radici profonde e solide.

    Per noi non era quello il caso e tutto è stato più semplice.

    Volevamo cambiare completamente vita, non avevamo una casa nostra da lasciare con le lacrime e vivevamo già lontani dalle nostre famiglie da anni. e gli amici.


    Qual'è il segreto per integrarsi in Inghilterra?

    Non so se ci sia un segreto, è sicuramente una cosa molto personale, dipende molto dal carattere che uno ha e dalle circostanze.

    Io sono una persona molto socievole, solare, disponibile, ma allo stesso tempo pacata, non invadente, lascio il tempo al prossimo di conoscermi ed a me stessa di conoscere gli altri.

    Sono anche molto selettiva e preferisco la qualità alla quantità.

    Un consiglio che posso dare a chi vuole integrarsi con gli inglesi è di non dare per scontato nulla e modellare il proprio modo di fare, non cambiare se stesse ovviamente, ma capire le regole sociali di questa popolazione e rispettarle, farle un po' vostre (ne ho parlato approfonditamente nel mio libro "Vivere in Inghilterra - Tutto quello, o quasi, che un genitore dovrebbe sapere").

    Non essere saccenti e credere che le regole ed i modi di fare con i quali siamo cresciuti siano per forza i migliori, perché l'"umiltà culturale" aiuta in qualunque situazione, come avevo raccontato in questo post sull'espatrio.

    Personalmente ho trovato essenziale ed illuminante la lettura di un libro scritto dall'antropologa inglese Kate Fox "Watching the English", un best seller che consiglio a chiunque voglia trasferirsi in Inghilterra. #ad

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    Vengono svelate le regole "non scritte" di questa cultura e per me è stata una delle letture più affascinanti e utili mai fatta.


    Cosa consiglieresti dalla tua esperienza a chi è indeciso e pensa di trasferirsi a Londra? Serve grande spirito di sacrificio e molta convinzione?

    Quello che consiglio è di partire preparati e con competenze forti, un profilo LinkedIn in inglese aggiornato e accattivante, un buon curriculum in mano e un buon cuscinetto monetario di anticipo.

    Consiglio di fare delle ricerche accurate per capire se il proprio settore di competenza richiede figure professionali con determinate caratteristiche.

    Londra è una giungla, Londra è carissima, la concorrenza è spietata e bisogna stare al passo con i tempi.

    Consiglio di migliorare il proprio inglese, o per lo meno impegnarsi per renderlo più fluente e lasciare da parte le lamentele per tutto quello che è diverso (basta con la storia del bidè che non c'è o con la storia che il cibo non è come quello italiano, proviamo a guardare al bello che c'è!).

    Ci vuole spirito di sacrificio ed umiltà, indubbiamente, e la capacità di accettare qualche porta in faccia e sapersi rialzare, quella che chiamano "resilienza" risulta utilissima nella vita all'estero.


    Tornerete mai a vivere in Italia?

    Se me l'avessero chiesto qualche anno fa, durante l'espatrio in Irlanda o in Francia, la risposta poteva essere "Sì, magari un giorno!", adesso la risposta è "No".
    Siamo cambiati troppo, non credo riusciremmo più a vivere in Italia o forse ci sentiremo un po' stranieri in terra natale.

    Qualcuno ci prende in giro dicendo che siamo diventati un po' inglesi.

    Non so se sia questo, ma indubbiamente l'aver vissuto certe esperienze di espatrio ci ha fatto cambiare, ci ha mutato in qualcosa che non ci definisce più solo come italiani, ma qualcosa di più. Un qualcosa che non è facile spiegare a chi non ha mai vissuto l'esperienza dell'espatrio, della vita fuori dai propri confini nazionali e dalla propria comfort zone.

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    Ascolta l'episodio del Far and Away podcast

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