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Vivo all'estero dal 2004, ho tre figli che sono nati all'estero, ho fatto tre traslochi internazionali in dieci anni e i miei figli hanno cambiato diverse scuole e tante case.
Se da un lato questo tipo di vita è emozionante e stimolante, dall'altro non possiamo negare che ci siano stati e ci sono dei grandi momenti di difficoltà.
Ci si abitua al vivere all'estero, al non avere una rete di supporto, infondo sono molto organizzata e ho la fortuna d'essere una persona pratica, ci si abitua al viaggiare con i bambini in qualunque condizione e allo stringere sempre nuove amicizie, ma non ci si abitua mai a vedere i nostri figli in difficoltà.
I nostri figli stanno sicuramente crescendo coltivando una grande dose di resilienza, ma non senza grossi ostacoli da scalare.
Arrivare in un paese straniero di cui non si conosce la lingua (nel 2009 siamo arrivati in Francia senza che i miei figli conoscessero il francese e nel 2014 ci siamo trasferiti qui in Inghilterra senza che i miei figli sapessero l'inglese) è la sfida più grossa per loro.
Erano in età di scuola primaria e di scuola dell'infanzia, quando ci siamo trasferiti qui a sud ovest di Londra, e nel giro di poche settimane si sono ritrovati immersi in una classe di bambini anglofoni senza saper parlare quella lingua.
Dal punto di vista emotivo è molto difficile e complesso: bisogna armarsi di pazienza e di tanta energia per supportare i loro momenti di sconforto "mamma, non capisco quello che mi dicono", oppure "mamma, nessuno capisce quello che dico!" sono le frasi quotidiane delle prime settimane di inserimento.
Come funziona l'inserimento nella scuola inglese per i bambini che non parlano la lingua?
Il supporto ai bambini stranieri che entrano nel sistema scolastico inglese è incredibile: sono organizzati, sanno come gestirli sulla base del fatto che la percentuale di studenti bilingue nelle scuole britanniche è altissima.
Ci sono insegnanti e assistenti alle maestre che affiancano questi bambini nuovi, ma soprattutto puntano sulla socializzazione e sul farli sentire a loro agio.
Non è un caso che nel mio libro sul bilinguismo sia un capitolo intero dedicato all'approccio al bilinguismo nelle scuole in Inghilterra, in cui sono spiegate nel dettaglio le pratiche utilizzate per supportare i bambini stranieri a scuola.
Dal punto di vista accademico cercano di non demoralizzarli e cercano di gratificarli in quelle che sono le materie o gli esercizi che possono fare bene anche senza parlare subito la lingua. E' molto importante, nella fase iniziale, tenere alto il livello di autostima del bambino.
Nella scuola primaria inglese che hanno frequentato i miei figli seguono il Growth Mindset e questo approccio ha dato sicuramente i suoi frutti anche in questi frangenti. (Se non lo conoscete vi consiglio di approfondire la conoscenza di questo approccio mentale di crescita leggendo i miei articoli)
Non troverete quindi la scuola che propone ai genitori di far perdere un anno al bambino e di metterlo in una classe più bassa solo perché non parla inglese, ma gli verranno dati gli strumenti per aiutarlo a ingranare in fretta con l'inglese e fargli prendere il passo con i proprio compagni.
L'inizio della scuola è ovviamente un momento complesso per i bambini stranieri che arrivano in Inghilterra e non sanno l'inglese, anche se la scuola fa di tutto per supportarli emotivamente e far vivere questa fase in maniera positiva, considerando la grande attenzione che c'è per quello che chiamano "Mental Health" cioè la salute mentale.
Il bilinguismo viene visto come un fenomeno affascinante e positivo, e lo è, ma il bilinguismo, in certe fasi, vuol dire anche fatica e sofferenza, soprattutto nei primi momenti di inserimento in una nuova cultura e di apprendimento e acquisizione della nuova lingua straniera.
Ci può essere sofferenza per i nostri bambini nel trovarsi in una classe di persone che parlano una lingua straniera sconosciuta e possono sentirsi persi.
Sicuramente i bambini si abituano in fretta, "sono come spugne", diciamo sempre, ma ciò non toglie che noi genitori dobbiamo essere pronti a sostenerli in questo percorso contorto e spesso in salita.
Cosa serve per gestire i momenti difficili del percorso di bilinguismo dei propri figli?
Ci vuole tanta empatia per gestire il bilinguismo dei nostri bambini soprattutto nei primi mesi di inserimento nella nuova scuola all'estero: dobbiamo sempre pensare a come potremmo sentirci noi se venissimo catapultati in un ambiente di lavoro senza conoscere nessuno, senza capire cosa vogliono da te e senza poter comunicare liberamente.
Per cui facciamogli sentire sempre tutta la nostra stima e il nostro appoggio. Nei momenti di sconforto che potrebbero avere accogliamo le loro emozioni, diciamogli che li capiamo e facciamogli sentire che noi ci siamo ad aiutarli.
Condividiamo con loro anche le nostre emozioni: per i bambini sapere che magari anche la mamma può far fatica a fare nuove amicizie, all'inizio, può farli sentire capiti e compresi e meno soli.
Ci vuole tanto incoraggiamento. Il nostro compito più importante è farli sentire speciali e gratificarli per ogni piccolo traguardo: una parola nuova in inglese che prima non sapevano, un libro letto da solo, un cartone animato visto con i sottotitoli fino alla fine, per esempio.
Guardiamo a quello che stanno imparando giorno per giorno e non a tutto quello che ancora devono imparare.
Possiamo aiutarli ad agevolare il processo di socializzazione con i nuovi compagni di scuola organizzando playdate o iscrivendoli ai corsi dopo scuola di sport o arte o qualunque cosa piaccia ai nostri figli.
Ci vuole tanta pazienza. Noi genitori non possiamo pretendere che in poche settimane i nostri figli siano fluenti nella nuova lingua.
Ci vuole tempo e tanta pazienza, ma è impressionante vedere come in pochi mesi i bambini possano stupirci!
Nel nostro caso, da settembre a dicembre abbiamo notato dei progressi incredibili fino a sentirli parlare fluentemente e con una buona padronanza della lingua.
Dopo un anno possiamo dire che, anche dal punto di vista accademico, hanno raggiunto il livello dei loro compagni di classe e l'anno dopo anche superato tanti compagni madrelingua anche in materie come "letteratura" e "inglese".
Ci vuole fiducia. Non smettiamo mai di credere nelle capacità e potenzialità dei nostri figli e diamo fiducia agli insegnanti che ci troviamo davanti e all'approccio al bilinguismo della scuola inglese.
Cercate di collaborare in maniera propositiva con loro, perché le scuole inglesi credono fortemente nell'unione famiglia-scuola come squadra vincente.
Diamo fiducia ai tempi dei nostri figli e non facciamo l'errore di fare confronti con altri bambini.
Ogni bambino ha i suoi tempi, i suoi ritmi e paragonarlo ad altri bambini non serve a niente e può essere deleterio per la loro autostima.
Sono passati ormai tanti anni da quella fase iniziale di inserimento nel nuovo sistema scolastico inglese per i miei figli e sembra essere un lontano ricordo che riaffiora ogni volta che qualche interlocutore curioso mi dice "che fortuna che i tuoi figli sono bilingue e parlano cosi bene inglese, senza fatica!".
Ecco, il bilinguismo non è sempre facile, non è una passeggiata, ma un percorso, a tratti tortuoso, a tratti difficile, ma che indubbiamente porta a grandissimi soddisfazioni che vanno sapute apprezzare ogni giorno, attimo per attimo, con la mentalità giusta.
Se volete approfondire ulteriormente l'argomento del bilinguismo, qui trovate tutti gli articoli correlati:
- Bilinguismo ed empatia: il valore della lingua madre per tutti
- Il bilinguismo dei miei figli: domande e risposte
- 7 cose da non dire a un bambino bilingue
- La mia storia di bilinguismo ed esperienza di vita
- Equilibri di bilinguismo
- Crescere bambini bilingue: errori e difficoltà
- Storia di un bambino bilingue
- Il sorpasso di una lingua
- La matematica per i bambini bilingue
- La fonetica inglese per i bambini
- Evoluzione del bilinguismo
- La terza lingua
- I primi progressi nella nuova lingua
- L'approccio al bilinguismo nella scuola inglese
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